(giurisprudenza di legittimità)
3.
Soggetti aventi diritto.
1. È persona handicappata colui che presenta una minorazione fisica,
psichica o sensoriale, stabilizzata o progressiva, che è causa di difficoltà di
apprendimento, di relazione o di integrazione lavorativa e tale da
determinare un processo di svantaggio sociale o di emarginazione.
2. La persona handicappata ha diritto alle prestazioni stabilite in suo favore
in relazione alla natura e alla consistenza della minorazione, alla capacità
complessiva individuale residua e alla efficacia delle terapie riabilitative.
3. Qualora la minorazione, singola o plurima, abbia ridotto l'autonomia
personale, correlata all'età, in modo da rendere necessario un intervento
assistenziale permanente, continuativo e globale nella sfera individuale o in
quella di relazione, la situazione assume connotazione di gravità.
Le situazioni riconosciute di gravità determinano priorità nei programmi e
negli interventi dei servizi pubblici.
4. La presente legge si applica anche agli stranieri e agli apolidi, residenti,
domiciliati o aventi stabile dimora nel territorio nazionale. Le relative
prestazioni sono corrisposte nei limiti ed alle condizioni previste dalla vigente
legislazione o da accordi internazionali
(4)
.
(4)
Vedi, anche, l'
art.
39
,
L. 23 dicembre 1998, n. 448
, l'
art.
6
,
D.L. 10
gennaio 2006, n. 4
e il comma 36 dell'art.1,
L. 27 dicembre 2006, n. 296
.
(giurisprudenza di legittimità)
4.
Accertamento dell'handicap.
1. Gli accertamenti relativi alla minorazione, alle difficoltà, alla necessità
dell'intervento assistenziale permanente e alla capacità complessiva
individuale residua, di cui all'articolo 3, sono effettuati dalle unità sanitarie
locali mediante le commissioni mediche di cui all'
articolo
1
della
legge 15
ottobre 1990, n. 295
, che sono integrate da un operatore sociale e da un
esperto nei casi da esaminare, in servizio presso le unità sanitarie locali
(5)
.