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Si accenna all’opportunità che nella valutazione del rischio di rapina si affrontino anche tutte le
altre eventuali attività in cui i lavoratori bancari possano correre il rischio di essere rapinati.
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3. LA GESTIONE DEL RISCHIO DI SUBIRE TRAUMI FISICI E PSICHICI CORRELATI
ALLE RAPINE
Il rischio di subire traumi fisici e psichici conseguenti a rapina, una volta che la rapina è in corso,
dipende fondamentalmente: i) dai comportamenti del rapinatore, ii) dalle reazioni dei dipendenti e
delle altre persone legittimamente presenti all’interno della banca e, eventualmente, delle forze
dell’ordine e delle guardie private, iii) dalla durata della rapina. Le banche possono agire sul primo di
questi fattori in misura molto limitata e solo indirettamente, mentre hanno margini d’intervento un po’
più ampi sugli altri due.
3.1 La rapina in corso è una situazione d’emergenza
Se le misure antirapina non sono riuscite ad impedire l’ingresso del rapinatore nella sede bancaria
si crea una situazione d’emergenza dal momento che i lavoratori si trovano esposti ad un
pericolo
grave ed immediato
rappresentato dal rapinatore stesso e in particolare dai suoi comportamenti e dalle
reazioni che ne conseguono, da cui possono derivare significativi traumi fisici o psichici per le
persone presenti. L’emergenza ha inizio nel momento in cui il rapinatore entra nella sede bancaria e
termina quando cessa ogni situazione di pericolo connessa alla rapina.
Il datore di lavoro deve quindi organizzare ciò che è necessario per affrontare quanto meglio
possibile le rapine che dovessero capitare:
- designando i lavoratori incaricati di gestire questa emergenza (art. 18, comma 1, lettera b);
- predisponendo le misure più opportune per gestire questa emergenza (art. 18, comma 1, lettera t)
da realizzare secondo le disposizioni dell’art. 43;
- assicurando ai lavoratori le garanzie di cui all’art. 44;
- organizzando le attività di primo soccorso (art. 45).
3.2 La gestione dell’emergenza-rapina: formazione dei lavoratori
Poiché è difficile prevedere ciò che può effettivamente capitare nel corso di una rapina assume
particolare importanza il fatto che in ogni sede bancaria a rischio sia offerta a tutti i lavoratori
una
particolare formazione
per prepararli a gestire la situazione d’emergenza creata dalla rapina. Non si
tratta quindi solo di rispettare formalmente la legge (art. 37, comma 9) ma di investire su una misura
di grande rilievo per la prevenzione dei traumi fisici e psichici che possono conseguire ad una rapina.
Oltre che alla conoscenza della strategia e delle misure prescelte dalla banca per contrastare le
rapine e per minimizzare i rischi di traumi fisici e psichici ad esse conseguenti la formazione di questi
lavoratori deve essere dedicata anche agli aspetti di tipo emotivo e relazionale. Il controllo delle
proprie reazioni e la capacità di tenere un rapporto corretto e consapevole col rapinatore possono
essere acquisiti non solo sulla base delle pur necessarie conoscenze teoriche, ma anche e soprattutto
con forme di didattica attiva che comprendano anche momenti addestrativi e simulazioni. Una
reazione adeguata può avere diversi effetti positivi influendo favorevolmente sul comportamento del
rapinatore, sulla reazione delle altre persone legittimamente presenti all’interno della banca, sulla
durata della rapina.
All’organizzazione del percorso formativo e addestrativo è bene partecipino sia le funzioni di
safety
sia quelle di
security
con l’eventuale supporto di strutture e professionisti esterni all’azienda e
dopo aver consultato i RLS.
3.3 Le misure per la gestione dell’emergenza-rapina
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Per quanto riguarda in particolare i servizi di cassa a domicilio si rimanda alla nota di ABI del 9 maggio 2008, prot.
SC/LG/OF/SI/002593 ed all’allegata nota della Banca d’Italia del 28 marzo 2008.