Workforce View in Europe, “panoramica sulla forza lavoro in Europa”, è il titolo di un recente studio realizzato da ADP, soggetto leader mondiale in materia di Human Resources e i risultatati emersi sono decisamente allarmanti.
L’analisi si pone l’obiettivo di studiare le condizioni di lavoro di tante donne e uomini in Europa e per perseguire tale proposito sono stati intervistati oltre 10.000 lavoratori, 1.400 soltanto in Italia.
Gli impiegati europei lavorano 4 ore e 47 minuti a settimana senza percepire retribuzione, gratis. Il 30% degli italiani rinuncerebbero alla retribuzione relativa a 6-10 ore settimanali: stiamo parlando di 3/5 giorni di lavoro mensile non retribuiti. Il dato è persino peggiore per un 7% circa di italiani che dichiarano di non ricevere retribuzione in relazione a 11-15 ore settimanali.
Il tema è particolarmente avvertito anche nel nostro settore, quello finanziario, dove pratiche di straordinario non retribuito sono tristemente note.
UNISIN ricorda come la retribuzione costituisca un diritto inalienabile e irrinunciabile e come esso peraltro goda di considerazione costituzionale: ai sensi dell’art. 36 il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa.
UNISIN sottolinea questo concetto e ricorda con forza come indissolubile sia il rapporto tra certi diritti fondamentali e la dignità della vita umana.
Non si registrano particolari differenze di genere, mentre i più giovani ancora una volta dimostrano di essere più penalizzati: UNISIN coglie l’occasione per ribadire l’urgenza di porre l’attenzione ai giovani nel mondo del lavoro, spesso sottoposti alla Spada di Damocle della stabilizzazione al fine di estorcere rinunce ad importanti diritti, quali la retribuzione. Il rinnovo del CCNL dovrà evidentemente tenerne conto.
UNISIN a più riprese ha ricordato e continua a sottolineare come il tema della retribuzione sia solo uno degli aspetti legati alla “quantità” di lavoro svolto e, quindi, alla “qualità” dello stesso: fondamentale oggi resta una riflessione in materia di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro e sottrarre eccessive risorse e disponibilità alla vita personale dell’individuo, comportamento peraltro aggravato dal mancato riconoscimento di un compenso economico, costituisce una visione miope e antistorica del mondo del lavoro.