Comunicazione alla clientela “costi del personale”
A distanza di un anno dal precedente confronto abbiamo recentemente incontrato il CCO, Frederik Geertman, per discutere dell’andamento del Gruppo, delle politiche commerciali e delle tante criticità che caratterizzano il comportamento di “alcuni”, per raggiungere i risultati attesi.
Considerando la rilevanza di questi temi, le posizioni emerse saranno oggetto di un approfondimento in un successivo comunicato, anche perché, pochi giorni prima dell’incontro l’azienda ha inviato alla clientela una comunicazione con la quale si “scarica” la responsabilità dell’incremento del costo dei servizi, sul (dichiarato) aumento del costo del personale (che, in realtà, è diminuito!).
Questa scelta aziendale costituisce un fatto molto grave, senza precedenti nel nostro Gruppo, ed è stata a lungo discussa con il CCO.
Abbiamo manifestato tutto il nostro disappunto per una iniziativa che non condividiamo, dai contenuti oggettivamente falsi e fuorvianti, che crea potenziali ed ulteriori tensioni nella rete, e nella relazione con la clientela.
Il CCO ha dichiarato che “non si possono modificare unilateralmente le condizioni senza un giustificato motivo”, e che si era “ben lontani dal voler riversare sui colleghi uno stress o una colpa per il rinnovo del CCNL” e che “è stata commessa una leggerezza a non coinvolgere la struttura delle Risorse Umane”.
Il vertice ha escluso “nessi causali con i prossimi appuntamenti di rinnovo contrattuale”; posizione scontata anche perché il Gruppo UBI fa parte del CASL (Comitato per gli affari sindacali e del lavoro) di ABI, quindi partecipa attivamente alle trattative di rinnovo del CCNL, condividendo posizioni e scelte, comprese quelle relative ai precedenti rinnovi.
Riteniamo che le ragioni fornite dall’azienda per giustificare questa iniziativa non siano sufficienti ad alleviare la profonda amarezza che rimane fra i colleghi, considerati alla stregua di un qualsiasi fattore della produzione (rispolverando le tesi tayloriste della società industriale e della produzione di massa).
A nostro avviso le persone che lavorano in azienda rappresentano un capitale da valorizzare, il vero e principale vantaggio competitivo in un mercato sempre più complesso.
Da tempo evidenziamo la difficile situazione in cui opera la Rete, a causa dei profondi cambiamenti in atto, societari ed organizzativi, nonché delle difficoltà sempre crescenti nel gestire il rapporto con la clientela che risentirà anche della comunicazione sull’aumento dei costi.
Oggi, infatti, oltre ai tanti compiti quotidiani (a cui si aggiungono inutili ed illegittime richieste di report, Circolari da “interpretare”, etc etc) i colleghi devono anche far fronte al “risentimento” della clientela, arrabbiata per gli aumenti dei costi erroneamente attribuiti al “bancario che ha di fronte”.
CI CHIEDIAMO
Come è stato possibile non considerare gli “effetti collaterali” di questa comunicazione?
Perché la Banca impiega parecchi mesi per emanare alcune Circolari, che si “rimbalzano” da un ufficio all’altro (vedi Polizza Malattia, conversione del tasso per il mutuo, ecc…), mentre nel caso in questione tutto è proceduto speditamente, sino alla “frittata”?
INVITIAMO L’AZIENDA A TENERE SOTTO CONTROLLI I COSTI, Sì … MA QUELLI “GIUSTI”!
Basta una rapida lettura del Bilancio Consolidato di UBI Banca (Conto Economico Consolidato) per accorgersi che nel 2017 le “spese per il personale” sono scese del 3,5%, mentre le “altre spese amministrative” sono cresciute del 10,9%. Tra queste spicca un incremento del 33% dei “servizi professionali e consulenze”!
CI CHIEDIAMO
Come mai non è stata fornita questa “reale e veritiera” motivazione a giustificazione dell’aumento dei costi assoggettati alla clientela?
Altri commenti ora si sprecano: ATTENDIAMO I FATTI, a partire dal necessario avvio del percorso di confronto sulle POLITICHE COMMERCIALI (stiamo definendo le regole di funzionamento e le competenze della Commissione Paritetica) volto a contrastare i comportamenti non in linea con i principi individuati e condivisi a livello nazionale nell’”Accordo Nazionale sulle Politiche Commerciali e l’Organizzazione del Lavoro” dell’8/2/17, e a definire il necessario raccordo tra questo e l’Accordo di clima di Gruppo del 2010.