E non si rispetta nemmeno chi è tutelato dalla Legge 104
Se dipendesse dal caldo estivo saremmo anche disponibili a trovare, se non una giustificazione, almeno una spiegazione per l’atteggiamento assunto dal “responsabile” di un ufficio di via Cavriana a Milano, ma purtroppo il personaggio è recidivo, essendosi comportato allo stesso modo anche in altri periodi dell’anno.
In sintesi tale “responsabile” ha avuto l’ardire di opporre un diniego alla richiesta (presentata con opportuno anticipo) di una sua collaboratrice, che aveva necessità di fruire di qualche ora di permesso ex Legge 104 per assistere il proprio figlio.
Innanzitutto lascia sbalorditi l’impreparazione dal punto di vista relazionale di chi riveste un ruolo di responsabilità: l’azienda oltre a far pervenire le immancabili sollecitazioni per il raggiungimento di obiettivi, dovrebbe mettere i responsabili nelle condizioni di svolgere con competenza il loro compito anche dal punto di vista del coordinamento di colleghe e colleghi: andrebbero arginati ansie da prestazione ed eventuali deliri di onnipotenza, e spiegato che esistono norme e diritti contrattuali invalicabili: nel caso in questione la facoltà di fruire dei permessi di legge con un semplice preavviso, di norma, di 3 giorni lavorativi (salvi i casi di urgenza che comunque danno titolo a ridurre ulteriormente tale periodo)
Ma ancor più meraviglia e desta preoccupazione il fatto che si dimostri scarsissima sensibilità e solidarietà verso persone pesantemente provate dalla vita negli affetti più intimi.
Come se non bastasse il “responsabile”, oltre a dichiarare che non intendeva concedere il permesso (che, lo ribadiamo, non era nella sua disponibilità rifiutare), ha persino aggiunto “chiama chi vuoi, non mi interessa, chiama pure il Sindacato…”.
Comprendiamo la preoccupazione di chi non ha al momento chiaro quale sarà il suo futuro professionale (considerato che l’ufficio in questione sarà chiuso e le attività trasferite altrove), ma vogliamo sperare che la persona in questione si sbagli, se pensa di accreditarsi nei confronti dell’azienda con questi comportamenti.
Ci auguriamo infatti che UBI riesca a far comprendere a questo “responsabile” il valore sociale della Legge 104/1992, il cui pieno rispetto costituisce senz’altro una delle tantissime declinazioni del “fare banca per bene”.