UNA NUOVA STAGIONE PER RETRIBUZIONI, DIRITTI, TUTELE, OCCUPAZIONE E GESTIONE DELLE TRASFORMAZIONI
Ci troviamo di fronte ad un passaggio storico decisivo per il lavoro, per il credito, per la finanza, per l’economia e, in generale, per il Paese. L’anima del settore è contesa tra le opportunità offerte dalle grandi trasformazioni (digitale, ecologica e socio-demografica) e le debolezze di un modello di sviluppo troppo orientato al profitto e alla rendita, in cui tutte le crisi più recenti, dall’emergenza pandemica all’impennata inflazionistica determinata dalla guerra in Ucraina, hanno amplificato l’impatto negativo su retribuzioni, occupazione, diritti e welfare. Il Contratto collettivo nazionale (CCNL) è la chiave di volta per rispondere ai bisogni delle lavoratrici e dei lavoratori e, nel contempo, cogliere le sfide del futuro e governare le trasformazioni.
Il sistema bancario, al di là della diversificazione dimensionale e dei modelli gestionali, presenta indirizzi comuni e costanti. La pandemia ha accelerato processi già in atto: desertificazione delle filiali, accentramento dei poteri decisionali e perdita di professionalità e conoscenze; automazione di attività “tradizionali”, considerate a basso valore aggiunto anche se dotate di alta valenza sociale; riduzione ulteriore del perimetro dell’occupazione, anche per mancato turn-over; incremento del lavoro in remoto con abbattimento dei costi del lavoro c.d. “indiretti”; continue esternalizzazioni e lavorazioni bancarie date in appalto.Il trend in atto, in assenza di adeguati correttivi, determina un’eccessiva concentrazione, riduce l’occupazione e, in prospettiva, impoverisce il Paese. Di fronte al rischio di smarrimento della funzione sociale del credito e del risparmio, sono le lavoratrici e i lavoratori, con il loro impegno quotidiano, un “presidio di Repubblica” nello spirito della Costituzione, rappresentando il vero motore dell’economia reale, a beneficio di famiglie, imprese, territori e società civile.
Le lavoratrici e i lavoratori sono stati, nella fase pandemica, e sono tuttora fulcro essenziale per la tenuta economica e sociale e per il rilancio del Paese; deve quindi essere loro riconosciuto un forte e importante aumento economico, anche a fronte dei recenti eventi che hanno determinato una perdita del valore reale delle retribuzioni.
In questa situazione chi lavora nel settore deve ogni giorno fare fronte a una pesante crescita dei carichi di lavoro, a causa anche della riduzione del personale, alla richiesta aziendale di raggiungere obiettivi sempre più sfidanti e a un continuo aggiornamento professionale coerente con l’aumento delle previsioni regolatorie che riguardano il mondo della finanza. Le aziende del settore sono chiamate ad adeguarsi e informarsi alle politiche comunitarie a partire dal “Green Deal”, e anche lavoratrici e lavoratori rivendicano una “transizione giusta”. E’ arrivato il momento che le banche si impegnino a ridisegnare i propri piani industriali e la propria organizzazione del lavoro, in modo da contenere gli impatti sociali delle proprie strategie, salvaguardando imprese, famiglie, e soprattutto il personale del settore. Ne deve essere garantito l’impiego attivo e le transizioni professionali durante il loro ciclo di vita, assicurando inoltre la dimensione sociale e collettiva del lavoro in una prospettiva di solidarietà intergenerazionale che sia realmente inclusiva. Anche le normative in tema di responsabilità amministrativa degli enti, antiriciclaggio, Mifid, ecc. riconoscono alla lavoratrice e al lavoratore bancario ruoli, professionalità e responsabilità giuridiche decisivi: insomma, pubbliche funzioni, che devono essere correttamente valorizzate e remunerate.