UN BANCARIO IN VACANZA – Antonio Chiappetta
Cari amici e colleghi, vi scrivo questa mia da una splendida nave da crociera.
Sono in giro in una magnifica vacanza, una di quelle “mordi e fuggi”, prenotata “last minute” su un sito rintracciato di nascosto con l’aiuto del computer del direttore. Veramente, in genere, non utilizzo altro computer al di fuori del mio; si trattava però di una emergenza: dovevo dare conferma del viaggio entro e non oltre un giorno, pena la perdita della caparra versata, equivalente all’intera gratifica natalizia. Il biglietto non era caro; era la mia gratifica natalizia che, fra tasse e perdita del potere d’acquisto della moneta, risultava fortemente ridimensionata rispetto ai fasti ed agli sciali degli anni passati. In effetti, prenotare in fretta e furia 100 giorni di crociera nel Mediterraneo, tutto compreso, nel mese di Dicembre, non è che sia proprio il massimo.
Di certo, avrei dovuto aspettarmi temporali ed acquazzoni (cosa che si sta, puntualmente, verificando). Però, non potevo farne a meno. Ho avuto due fattori negativi sulle spalle. Il primo è stato mia suocera. Mia moglie mi ha praticamente estorto la promessa che, alla prima occasione utile, l’avremmo portata a svagarsi, in vacanza assieme a noi.
Si capisce, dopo un anno intero passato a rincretinirsi appresso ai pacchi televisivi, il quoziente di intelligenza – per quelli che possono vantarsi di averlo – cala drasticamente ed effettivamente c’è bisogno di guardare fuori dalla finestra per accorgersi che c’è ancora il sole. Il secondo fattore – diciamo così – “fortuito” è stato il pressante intervento del capo della mia filiale.
Stavo mestamente ripensando agli obiettivi di fine d’anno – obiettivi ahimè non completamente raggiunti (ero, infatti, riuscito a far sottoscrivere ben tre contratti di assicurazione sulla vita di cui l’ultimo ad una ultrasettantenne malata di Alzheimer che – avendomi scambiato per il beneamato nipote, in realtà emigrato in Argentina da trent’anni – era convinta di avermi scritto gli auguri di Natale) ma, nonostante i miei sforzi, non potevo dire di aver centrato tutti gli obiettivi. In conseguenza, meditavo che forse avrei perso la sostanziosa gratifica di Aprile, con la quale speravo di concedermi folli bagordi orgiastici, sul tipo di una settimana di ferie alla pensione ” Da Ciccillo – vista mare”, con annessi piatti di vongole e cozze a dire basta. Il filo dei miei pensieri venne interrotto dall’imperioso squillo del telefono.
Dal numero mi accorsi che il signor Direttore aveva bisogno di me. Senza nemmeno rispondere, in un impeto di entusiasmo, raggiunsi in poche bracciate la sua stanza (nel senso che dovetti farmi largo a braccia fra i clienti che bivaccavano da ore lì davanti per chiedere un prestito) Entrando, fui fulminato da uno sguardo severo. “Ho appena finito di dare un’occhiata alla situazione delle ferie, che mi è arrivata per posta elettronica direttamente dal capo del personale – esordì il cerbero. – “Hai centottanta giorni di ferie arretrate!”. Il tono di rimprovero era palese.
Sulle prime non riuscivo a capire. Ma come? Mi ero spaccato la schiena allo sportello riuscendo ad evitare di andare – per ben sei anni – in ferie d’estate, evitando il rischio di insolazioni e procurandomi il colorito pallido e malaticcio che indicava così bene la mia condizione esistenziale, su indicazione di tutti i preposti che si erano succeduti nel corso del tempo, chinando mestamente il capo ogni volta che mi si chiedeva di rinunciare a spiagge di sabbia fine e abbronzatura in nome della produttività e dell’efficienza aziendale, ed ora, di questa mia non tanto volontaria scelta, mi veniva addirittura fatta una colpa? Cose dell’altro mondo! “È necessario che tu ti faccia le ferie! Maledetti sindacalisti! Sicuramente sono stati loro a pretendere queste cose assurde! E l’ufficio personale che gli sta dietro! Comunque, ti devi fare le ferie, almeno 140 giorni. Devi partire subito!”.
Ho fatto un rapido calcolo. Centoquaranta giorni di ferie significavano arrivare da Natale a Pasqua. Timidamente abbozzai “Ma direttore, non potrei scaglionarle…?”. “NO”, fu l’immediata e perentoria risposta. “Devi partire subito. È come se fosse scoppiata la guerra e tu fossi stato richiamato. L’ordine è che devi andare in ferie a ritemprare il corpo e lo spirito”. “Ma, ma – tentai di replicare – come faccio, e come farà la filiale senza cassiere, senza personale…?”. “Basta!”. La voce del direttore, generalmente assai educato e perbene si trasformò in un ruggito strozzato “Nessuna discussione! Da domani prendi servizio, cioè, da domani ti assenti dal servizio fino a Pasqua!”. Rimasi stordito e costernato. Cosa avrei detto a mia moglie, non abituata, da parte mia, a simili decisioni improvvise? In realtà fu molto più facile del previsto. La mia signora, non appena le feci presente la situazione, colse al volo l’opportunità: “Che cosa meravigliosa! È da tanto tempo che la mamma doveva distrarsi ed ora – finalmente – possiamo offrirle questa occasione.
Vai subito a prenotare il biglietto per una crociera”. Tentai una debole reazione. Implorai di aspettare, di prendere tempo, ma fu tutto inutile. Mi costrinse a cercare su Internet su tutti i siti di viaggi fino a trovare l’occasionissima, una crociera per tre persone che partiva da Brindisi dopo due giorni. E così, eccomi imbarcato alla volta della Grecia, della Turchia, dell’Egitto, dell’Algeria, della Spagna e poi chissà. Ho sentito che mia moglie (e soprattutto sua madre) cominciano a provarci gusto.
Se continua così, continueremo a girare per il Mediterraneo sino alla fine delle mie ferie. Fatto un rapido calcolo, impegnerò così la mia doppia cessione del quinto.
Cari colleghi, stando alle previsioni, ci rivedremo dopo Pasqua…