ANCORA UNA CRISI FINANZIARIA: PANICO E IMPULSIVITÀ
Claudio Cherchi
Vorrei provare ad essere, per un attimo, un provocatore!
Quello che sta succedendo in questo periodo, forse, non è altro che una sorta di punizione all’indifferenza e all’ingordigia di tutti, banchieri e risparmiatori. Già, perché resto fermamente convinto che se da una parte abbiamo assistito ad una “finanza creativa” (sembra quasi una cosa semplice, creativa… come i disegni dei nostri piccoli all’asilo…) che ha tanto arricchito banchieri e finanzieri d’assalto, è altrettanto vero che i risparmiatori – tutto ad un tratto e dopo “secoli” di lento sudato risparmio da “gestire” esclusivamente mediante voluminosi “libretti di deposito”, gelosamente custoditi, a cui attingere solo “nei casi di emergenza” o per il “matrimonio della figlia” si sono sbizzarriti. Hanno cominciato ad investire su chips o bond di qualche azienda dal nome esotico, locata agli antipodi, in paesi dei quali non si sapeva neanche pronunciare il nome. Cedendo alle lusinghe dei numerosi “esperti finanziari” spuntati fuori dal nulla, non si sono più accontentati di quello che offriva il mercato, inteso come tassi di interesse commisurati al giusto basso grado di rischio, ma addirittura c’è stata una vera e propria corsa alla ricerca di qualche cosa che potesse dare del reddito e non più solo coprire il risparmio dal rischio inflattivo, risparmio che, in molti casi, rappresentava il risultato di una lunga vita di lavoro e di sacrificio. Dico tutto questo con rammarico, in quanto già da tempo ho scelto di intraprendere l’attività sindacale, forse a discapito di una carriera professionale nell’ambito finanziario e bancario, perché credo ancora ci siano dei valori che non devono essere perduti. Se è vero che dobbiamo tutti guadagnarci da vivere è altrettanto vero che ad un certo punto ho preferito anteporre alla mia carriera professionale la scelta di dedicare il mio tempo e le mie energie alla tutela dei colleghi, alla sorveglianza – nei limiti consentiti dalla legge e dai contratti – dell’attività di collocamento della banca, allo scopo di salvaguardare la professionalità dei lavoratori incaricati della vendita e anche gli interessi degli stessi risparmiatori. Purtroppo – e quanto sta accadendo in questi giorni ne è purtroppo la drammatica prova – il mondo finanziario oggi è caratterizzato dalla presenza di manager e imprenditori d’assalto che spesso arrivano a truccare i conti delle proprie aziende per arricchire – in breve tempo senza alcuna remora o etica professionale – i bilanci e, conseguentemente, le loro tasche a danno – spesso – di poveri, ignari e purtroppo non preparati risparmiatori/investitori. Proprio per questo, le scelte che ho fatto sono anche frutto del rifiuto di voler a tutti i costi vendere prodotti dei quali non conoscevo, in modo adeguato, le caratteristiche e, quindi, i rischi connessi. Non mi sentivo di “piazzare” un qualcosa che io per primo non conoscevo e che magari chi avevo di fronte – il risparmiatore – acquistava solo perché poneva la massima fiducia in me e/o nella banca – la grande “mamma” banca – che proponeva il titolo. Credo, quindi, che le conseguenze dell’attuale congiuntura siano difficilmente quantificabile, sia in termini economici che nelle previsioni dei tempi di recupero. Sicuramente questa nuova grande crisi dovrà aiutarci a riflettere e, forse, evitarci di ripetere – in futuro – gli stessi errori. Una lezione, in primo luogo, per chi dovrebbe controllare: è necessario imporre nuove e forti regole che impediscano seriamente la falsificazione dei dati di bilancio e le turbative del mercato a scopi speculativi. Una lezione per le banche: lavorare sulla crescita strutturale e non su effimeri risultati di breve termine. Una lezione, anche, per i risparmiatori: rischiare – consapevolmente – solo il surplus e non il risparmio per le emergenze della vita!