LOGICHE ERRATE A DANNO DEL SUD
Emilio Contrasto
I dati relativi all’andamento delle principali Banche presenti in Calabria nell’anno 2006 testimoniano come Banca CARIME Spa, nonostante gli impegni della Capogruppo UBI Banca, non sia riuscita a prestare adeguata assistenza finanziaria al territorio calabrese.
Infatti, dalle classifiche pubblicate dalla stampa specializzata, apprendiamo che Banca CARIME si colloca al terzultimo posto nel rapporto fra impieghi a clientela su raccolta diretta, mentre “brilla” per il rapporto fra il patrimonio – inclusi i fondi – e gli impieghi.
Le scarse risorse adoperate per i privati e le piccole e medie imprese calabresi, peraltro, hanno determinato il conseguimento di un utile netto su patrimonio (ROE del 4,3%) al di sotto della media conseguita dai competitors diretti.
Questi dati, purtroppo, dimostrano come la nostra Banca abbia trasferito una parte notevole delle somme che le sono state affidate dalla clientela sulla raccolta gestita e amministrata, riducendo fortemente i suoi prestiti.
I dati di sintesi, che riassumono tutte le contraddizioni di una gestione che al momento sembrerebbe non fondata su un’accorta pianificazione delle risorse disponibili e che collocano Banca CARIME nelle ultime posizioni nella Regione, sono – ad esempio – quelli relativi al risultato di gestione su costo dei dipendenti, margine di interesse su margine di intermediazione e impieghi su raccolta.
Tali indici dimostrano, in modo inconfutabile, che i problemi di Banca CARIME non vadano ricercati – come da tempo qualcuno cerca di fare – nel numero degli occupati (sceso, peraltro, di oltre il 50% negli ultimi anni) o nell’eccessivo presunto costo degli stessi ma esclusivamente nel limitato incremento degli impieghi e nell’assenza di una reale politica di sviluppo della Banca meridionale.
La scarsa qualità dei risultati complessivi – per quella che è la prima Banca in termini di raccolta della Regione Calabria – potrebbe essere notata negativamente anche rispetto al decantato “impegno per il territorio” – tanto enfatizzato dalla Capogruppo UBI Banca – che, di fatto, non esiste.
Non stupisce, quindi, la perdita di consistenza e di autorevolezza della Banca nei confronti del territorio, nel suo complesso, e delle Istituzioni pubbliche, che, nella nostra Regione, costituiscono un importante mercato.
Tali scelte, purtroppo, finiscono per penalizzare non solo l’intero territorio calabrese ma anche i lavoratori di CARIME che vedono, così, diminuite le proprie aspettative rispetto alle potenzialità che la nostra Banca potrebbe esprimere e che in passato ha espresso con grande professionalità.
Per queste ragioni riteniamo che, in futuro, un management che voglia mostrarsi più attento e lungimirante dovrebbe immediatamente attivarsi per una decisa inversione di rotta.