AMBIENTI DI LAVORO SANI E SICURI
Valerio Fabi
La finalità di questo mio contributo è quello di attirare l’attenzione dei colleghi su quanto prescrive la legge in materia di tutela e sicurezza sul lavoro e decodificarla, rendendola, se possibile, di più facile comprensione.
Nello specifico, è mia intenzione partire dall’analisi dei riferimenti normativi per consentire di verificare, con parametri concreti, la loro attuazione, nel tentativo di mettere ciascun lavoratore in condizione di valutare se quello che talvolta viene espresso in linguaggio burocratico e tecnico, si traduca, poi, in ambienti di lavoro realmente sani e sicuri.
Tutti noi, quando si parla di sicurezza sul lavoro, rispondiamo, quasi meccanicamente: “La 626!”.
Ma cosa ci dice realmente questa legge, e che cosa contiene, nei dettagli? In realtà, l’importante normativa in questione è una sorta di cornice ma di per sé non è esaustiva. Si tratta di un testo che comprende principi ed indicazioni di carattere generale ma che necessita di decreti attuativi, per rendere effettivamente applicabili le linee guida espresse nella 626, appunto.
Dopo la breve premessa, vorrei portare l’attenzione su alcuni esempi pratici e di vita lavorativa quotidiana.
Esaminerò due micro – aree che possiamo facilmente trovare nella banca rete: il “Microclima” e la “Strumentazione in dotazione”.
Il Microclima è l’insieme dei parametri ambientali che stabiliscono gli scambi termici tra uomo ed ambiente. In soldoni, la temperatura che il nostro organismo emana, e quello dell’ambiente di lavoro in cui ci troviamo, devono essere fra loro armoniche. Dal testo di Legge, 19 settembre 2004, n° 626 leggiamo: “…la temperatura nei locali di lavoro deve essere adeguata all’organismo umano durante il tempo di lavoro”. Luoghi in cui viviamo per molte ore al giorno, e la cui eventuale anomala gestione ha un’influenza rilevante sulla nostra salute.
I rischi da microclima si presentano, infatti, quando si lavora in ambienti con sbalzi termici eccessivi tra temperatura esterna ed interna, con correnti d’aria, con valori assoluti troppo caldi o troppo freddi, oppure quando il tasso d’umidità dell’aria è inferiore o superiore al 40/60%.
I danni più comuni, pertanto, sono le malattie dell’apparato respiratorio (dovute talvolta anche alla mancanza o parziale pulizia dei filtri dell’aria dei sistemi di areazione), dolori muscolo-scheletrici o reumatici.
Vanno pertanto rispettati alcuni parametri microclimatici che, di seguito, riporto, in modo da agevolare una prima verifica empirica da parte dei colleghi, specie nei periodi come questi, in cui ci si interroga maggiormente sulle corrette temperature interne ed esterne, ed il range entro il quale si devono attenere.
* Numero adeguato di ricambi d’aria.
* Temperatura interna invernale oscillante tra i 18 e 20 gradi (N.B. I locali devono già avere tale temperatura dal momento in cui è previsto l’ingresso dei lavoratori, ed i sistemi di riscaldamento ed areazione pertanto devono partire prima!).
* Umidità relativa nel periodo invernale compresa tra il 40/60%.
* Temperatura interna estiva inferiore di non più di 7 gradi a quella esterna.
* Umidità relativa nel periodo estivo compresa tra il 40/50%.
* Velocità dell’aria (mi rendo conto che questa sia davvero difficile da poter percepire in modo empirico!) inferiore a 0.15m/sec. .
Questa breve elencazione deve avere il significato di guida pragmatica e di prima risposta non esaustiva alle domande ricorrenti sugli indicatori numerici a cui attenersi.
Strumentazione in dotazione.
Elemento determinante per una tutela della nostra salute è che vi siano strumentazioni adeguate a parametri ergonomici ed a standard di qualità. In particolare, ci sono una serie di requisiti minimi che dobbiamo pretendere per non incorrere in seri problemi alla vista o derivanti da una postura scorretta.
* Schermo
I caratteri sullo schermo devono avere una buona definizione ed una forma chiara, una grandezza sufficiente e vi deve essere uno spazio adeguato tra i caratteri e le linee. L’immagine deve essere stabile, esente da sfarfallamento o da altre forme di instabilità. La brillantezza e/o il contrasto tra i caratteri e lo sfondo dello schermo devono essere facilmente regolabili da parte dell’utilizzatore del videoterminale e facilmente adattabili alle condizioni ambientali.
Lo schermo deve essere orientabile ed inclinabile liberamente per adeguarsi alle esigenze dell’utilizzatore. È possibile utilizzare un sostegno separato per lo schermo o un piano regolabile. Lo schermo non deve avere riflessi e riverberi che possano causare molestia a chi lo sta utilizzando. Lo schermo deve distare 50-70 cm dagli occhi.
* Tastiera
La tastiera deve essere inclinabile e dissociata dallo schermo, per consentire al lavoratore di assumere una posizione confortevole e tale da non provocare l’affaticamento delle braccia o delle mani. Lo spazio davanti alla tastiera deve essere sufficiente, per consentire un appoggio a mani e a braccia dell’utilizzatore. La tastiera deve avere una superficie opaca che eviti riflessi. La disposizione della tastiera e le caratteristiche dei tasti devono tendere ad agevolare l’uso della tastiera stessa. I simboli dei tasti devono presentare sufficiente contrasto ed essere leggibili dalla normale posizione di lavoro.
* Piano di lavoro
Il piano di lavoro deve avere una superficie poco riflettente, essere di dimensioni sufficienti e permettere una disposizione flessibile dello schermo, della tastiera, dei documenti e del materiale accessorio. Il supporto per i documenti deve essere stabile e regolabile e deve essere collocato in modo tale da ridurre, al massimo, i movimenti fastidiosi della testa e degli occhi. È necessario uno spazio sufficiente che permetta ai lavoratori una posizione comoda. Larghezza: 900-1200-1600 mm, variabile in funzione degli apparecchi utilizzati. Profondità: 700-800-900 mm, variabile in funzione della distanza visiva ottimale e dello spazio per la tastiera.
La tastiera deve essere inclinabile e dissociata dello schermo e necessita si uno spazio, davanti alla tastiera, per appoggiare “le mani e le braccia dell’utilizzatore”. Altezza: 720 mm per tavolo non regolabile; 670-770 mm per tavolo regolabile. Vano per le gambe: larghezza minima 580mm altezza, 600mm tra bordo inferiore esterno del tavolo e il pavimento. Inoltre, bisogna evitare tavoli lucidi, bianchi o neri per evidenti problemi di riflesso e contrasto.
* Sedile di lavoro
Il sedile di lavoro deve essere stabile, permettere all’utilizzatore una certa libertà di movimento ed una posizione comoda. I sedili devono avere altezza regolabile ed un poggiapiedi sarà messo a disposizione di coloro che lo desiderano. Il sedile di lavoro deve consentire all’utilizzatore una certa libertà di movimento ed una postura comoda e deve avere le seguenti caratteristiche: deve poggiare su 5 rulli, deve essere girevole.
La raccomandazione è quella di non trascurare l’importanza di vivere in ambienti di lavoro “sani” e “sicuri”.Comprendo anche che non sia facile percepire come tutela primaria quella di ottenere strumentazioni adeguate e temperature degli ambienti di lavoro corrette. Siamo molto più pronti a rivendicare magari, un’ora di straordinario ingiustamente non pagato (e ci mancherebbe altro!). Questo, forse, perché non abbiamo culturalmente una grossa sensibilità su tali tematiche, ma, a mio avviso, una azione corretta del Sindacato passa anche attraverso un’opera di sensibilizzazione.Dal mio punto di vista, sarebbe meglio non barattare conquiste normative con vantaggi economici, ma comprendo che non tutti la pensino così e che il Sindacato deve tenere in considerazione le aspettative dei tanti suoi iscritti. Mi permetto, però, di invitare i colleghi a non sottovalutare gli effetti che a lungo termine, eventuali ambienti “ostili” possono avere sulla nostra salute.
In conclusione, ora abbiamo qualche elemento concreto in più per valutare se i nostri ambienti di lavoro sono conformi a quanto prevede la legge. In caso sorgesse qualche ulteriore interrogativo si possono, sempre, contattare i nostri rappresentanti sindacali ed i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza.