IERI, OGGI E DOMANI
Antonio Chiappetta
Qualche giorno fa – era di venerdì pomeriggio – leggevo con apprensione le ultime notizie dal mondo della scuola: 80.000 persone dovevano tornarsene a casa perché il Ministro Gelmini aveva deciso di risparmiare sui loro stipendi.
Mia cugina – precaria decennale – mi ha telefonato in lacrime e mi ha chiesto se potevo parlare con il direttore della sua filiale della nostra Banca per la rata del mutuo che aveva in scadenza. Affranto e preoccupato, ho chiamato il direttore – vecchio amico con il quale ho condiviso i primi anni di servizio – e sono riuscito ad ottenere l’assicurazione di una piccola proroga.
Mentre telefonavo, pensavo: meno male che io sono un bancario!
Avevo appena finito questa telefonata quando ho sentito bussare alla porta.
Era mio cognato, dipendente statale a 1.200 euro al mese, che veniva preoccupatissimo a consultarsi con me perché gli era arrivata una lettera da parte del Ministro Brunetta con la quale l’altissimo politico gli contestava non so quale assenza effettuata in un orario assurdo (mio cognato è – purtroppo – diabetico e deve sottoporsi a cure periodiche), con una decurtazione del suo già un magro stipendio ai livelli ancora più bassi di quelli che vengono definiti in economia come livelli di sussistenza e riproduzione.
Mio cognato ha due figli – quindi si è già riprodotto – ma è sulla questione della sussistenza che cominciava a nutrire qualche dubbio. Fu in quella circostanza che mi sorpresi ancora una volta a pensare: meno male che sono un bancario e non uno statale!
Fatta una telefonata ad un amico sindacalista e rincuorato il reprobo, pensavo di potermi accingere a trascorrere un sabato e una domenica da “dipendente di Istituto di credito”, confidando nella clemenza del tempo per la classica passeggiata fuori Porta. Ma il destino – ahimè – aveva deciso diversamente.
L’ indomani era di sabato – giorno sacro per noi poveri travet degli assegni e delle cambiali – ed ero uscito a comprare il giornale. Improvvisamente, mi sono trovato davanti la signora Virginia. Si trattava di una dolce e cara vecchietta, cliente ventennale della mia filiale, ben conosciuta per essere l’elemento rassicurante per tutti i gestori retail che si erano succeduti nel corso del tempo.
La signora Virginia aveva una fiducia sconfinata nelle banche, ma soprattutto nei bancari: aveva affidato a noi la sua pensione ed i suoi risparmi e noi, coscienziosamente, l’avevamo seguita ed assistita, facendole comprare i Bot e le nostre obbligazioni, aprendo libretti e certificati di deposito, consentendole – in poche parole – di trarre dai suoi risparmi un ulteriore piccolo ma sicuro introito. Solo ultimamente – stremati dal capo area che effettuava il suo incessante pressing sul direttore – avevamo diversificato i suoi investimenti ed avevamo inserito nel suo deposito titoli le quote di un certo fondo USA, ritenuto ultra-sicuro, e per di più garantito e certificato da una notissima società americana.
Dunque, dicevo, mentre la signora Virginia mi si avvicinava, l’occhio mi cadde sul titolo di un noto giornale economico nel quale – “aiuto!” – veniva annunciato il fallimento sia della Banca che aveva emesso i titoli di quel certo fondo che della società di garanzia che li aveva certificati come titoli a rischio zero. Feci appena in tempo a voltare l’angolo bofonchiando un saluto affrettato, mentre – cominciando un po’ a preoccuparmi – non ero più così sicuro di essere soddisfatto di essere un bancario.
La mazzata finale della giornata, però, era in agguato nella posta elettronica del mio computer. Appena aperta notai subito una comunicazione del mio Sindacato: era l’annuncio di un nuovo Piano industriale per la nostra Banca. Grosse gocce di sudore cominciarono ad imperlarmi la fronte nonostante fossimo soltanto in ottobre.
Man mano che leggevo, le prospettive del nuovo Piano industriale sembrava un bollettino di guerra, preannunciando drastici tagli ed “efficientamenti delle risorse”, orrendo neologismo che significava una cosa sola: molto più lavoro e molto più lontano, per tanti di noi. Fu a quel punto che cominciai a preoccuparmi di essere un bancario.