Venghino Signori, venghino… Il rimedio miracoloso è servito!
Emilio Contrasto
“Una delle lezioni della crisi è che cattivi sistemi di remunerazione del management e dei responsabili delle funzioni chiave delle banche possono contribuire all’accumulo di rischi eccessivi. Chi è remunerato in funzione dei risultati di breve periodo punta a profitti immediati senza tener conto dei rischi che li accompagnano. Ne segue una falsa contabilità del profitto che produce una micidiale spirale di rischio”.
Dall’Intervento del Governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, all’Assemblea Ordinaria dell’ABI (Roma, 8 luglio 2009).
… Dire che qualcuno l’aveva detto è veramente una magra consolazione e – soprattutto – a questo punto, inutile! Dopo anni di “sacrifici” sull’altare del Dio profitto (soprattutto da parte dei lavoratori e dei clienti sempre più “vessati”), di dividendi in crescita, di premi ad amministratori e manager da far impallidire, addirittura, le recenti mega-vincite alle lotterie nazionali, il “Sistema” comincia seriamente a rendersi conto (forse…) dei gravi errori commessi nel recente passato e ad interrogarsi su cosa fare per “cambiare rotta”.
Tutti i “piani di ristrutturazione e riorganizzazione” messi in atto negli ultimi anni da parte dei grandi Gruppi bancari italiani sono stati – infatti – realizzati sempre, al di là delle solite frasi di circostanza, esclusivamente allo scopo di massimizzare i profitti in una logica di breve, brevissimo periodo.
La necessità, peraltro, di continue ed infinite “messe a punto…” ne è la prova evidente. Taglio dei costi (in primis quelli del personale), alleggerimento della struttura organizzativa e di controllo, segmentazione della clientela e massificazione dell’offerta, servizi e prodotti omologati, perdita del contatto con la clientela, ricerca di facili e veloci profitti e soprattutto la rincorsa verso sistemi di remunerazione del management a 6 zeri sono stati i principali (unici…) elementi della cosiddetta “nuova ricetta” dei banchieri.
È ora del tutto evidente che dietro la inflazionata motivazione di dover “responsabilmente” operare per “risanare il Sistema bancario italiano e renderlo competitivo con quello europeo…” si nascondeva – in realtà – la precisa volontà del gotha creditizio italiano di destrutturare, sin dalle fondamenta, un modello che aveva ben retto alle grandi sfide e crisi del XX secolo, con sostanziale soddisfazione di tutti gli stakeholders coinvolti, al fine di renderlo, soltanto, più idoneo a garantire la massima soddisfazione esclusivamente dello stakeholder “grande azionista”o meglio, alla luce dell’effettivo quadro geo-finanziario del settore credito nel nostro Paese, dell’“azionista di riferimento”. Sì, perché, alla fine, la “nuova ricetta” si è dimostrata incapace, addirittura, di premiare i soggetti che nelle banche avevano scelto di investire i propri risparmi, limitando le prebende esclusivamente al top management ed a coloro che garantivano la effettiva “governabilità” dell’Azienda.
E poco importa se le scelte strategiche messe in campo si dimostravano errate e determinavano, complessivamente, distruzione di ricchezza. Il piatto ereditato dal CEO di turno era comunque ancora ricco e quindi vi era comunque spazio ugualmente per ricchi premi “di produzione…” e per liquidazioni di entità tale da essere addirittura equiparabili al bilancio di un piccolo Stato (con buona pace dei lavoratori precari la cui percentuale e tempo di permanenza in condizioni di precariato stanno aumentando, anche nel nostro Settore, in modo esponenziale).
Ed ecco che oggi, mentre si attendono con trepidazione (…) le annunciate ennesime riorganizzazioni e ristrutturazioni, la nuova frontiera sembra delinearsi! Nuova? O forse – almeno nelle intenzioni di chi vorrebbe “disinnescare” le polemiche di questi giorni offrendo “al popolo” il solito, piccolo contentino – è un ritorno al passato: banca di territorio, fortemente legata all’economia locale, con un modello distributivo di tipo “generalista” (bassa segmentazione di clientela e suddivisione dei compiti/funzioni in base non al pedigree del cliente ma al tipo di prodotto/servizio richiesto).
Coloro che hanno già pagato il prezzo più alto in tale processo restano, comunque, clientela e lavoratori e temo, inoltre, che tanti “maghi della finanza creativa” siano già alacremente all’opera per provare a trasferire (termine elegante per dire “scaricare”) i costi di questa crisi e della conseguente “ricostruzione” esclusivamente su questi ultimi stakeholders, notoriamente più “deboli” rispetto agli altri. Negli ultimi tempi, tra “mugugni” della Confindustria, “frecciatine” dell’ABI e “colpi di calore” di qualche esponente di maggioranza di Governo, l’unica cosa che appare certa è che nel prossimo autunno dalla manica del mago di turno, con meraviglia e soddisfazione dei soliti noti, verrà fuori l’ennesimo “nuovo miracoloso rimedio” che, ancora una volta, temo porterà solo lacrime e sangue soprattutto ai poveri lavoratori italiani. Quel che è peggio e che – per meglio riuscire in tali intenti – la strategia adottata sarà ancora una volta quella del dividi et impera e quindi promuovere ed incentivare una sorta di ennesima e socialmente devastante “guerra tra poveri”: Nord contro Sud, lavoratori contro lavoratori, utenti contro utenti, utenti contro lavoratori, etc.
Lo scorso 16 luglio sul “Sole 24 Ore” un simpaticissimo articolo titolava: “Non sparate sul bancario”. Ecco alcuni spunti: “…se fino a pochi mesi fa la colpa della crisi mondiale era attribuita solo alle banche americane, da qualche tempo in Italia ogni responsabilità è convenzionalmente assegnata agli Istituti di credito domestici (…).
La legittima richiesta di credito sta alimentando però un clima di linciaggio delle banche che inizia ad avere risvolti sociali pericolosi. Poco male se viene scalfita l’immagine o le ambizioni dei ricchi banchieri (e quando mai! n.d.r.). Male, anzi malissimo, se la rabbia si scatena contro i bancari. (…) Un negoziante ha preso a pistolettate nelle gambe un direttore di filiale che aveva rifiutato un fido. Si rischia la faida tra chi sta nella trincea dell’economia.” Sono veramente arrabbiato! Nessuno mi ha avvisato che banchieri e bancari sono diventati la stessa cosa…! A questo punto non vedo l’ora che arrivi il prossimo 27 del mese per avere anche io dei mega-emolumenti e dei meravigliosi benefit di fantozziana memoria… Ma temo che, su quest’ultima aspettativa, resterò ancora deluso!