UNA CORRETTA GESTIONE DELLE EMERGENZE AMBIENTALI
Gianfranco Suriano
Quando emergono prove di danni ambientali come quelli relativi all’inquinamento radioattivo di alcuni territori ricadenti nei Comuni di Aiello Calabro e Serra d’Aiello – quando ancora è indefinita l’entità del fenomeno – il primo pericolo è costituito dalla profonda incertezza, perché gli elementi chimici/biologici nocivi rilevati nell’area, non si vedono, sono incolori, inodore ed insapore.
Tutto ciò scatena i più ancestrali istinti di protezione della propria salute e di quella dei propri familiari, istinti e comportamenti rinvigoriti dall’ignoranza e dalla disinformazione. Anche in assenza dell’effettiva consistenza dell’inquinamento radioattivo o di presenza di scorie radioattive, le informazioni date da un coraggioso magistrato, nel corso di un telegiornale su Rai uno, bastano ed avanzano per evidenziare un alto rischio per la salute degli abitanti del circondario.
Un allarme sociale che andrebbe affrontato con determinazione dalle Autorità competenti, per l’accertamento del suo reale pericolo e, con chiarezza dell’informazione, alla quale dovrebbe seguire, però, l’attuazione di regole tipicamente codificate dalla Protezione Civile.
Quindi, se i Sindaci del territorio coinvolto non ritengono di avere la forza economica necessaria per portare avanti una ricerca scientifica adeguata e per affrontare un’eventuale situazione di emergenza, dovrebbero loro, in qualità di primi ufficiali di Governo, chiedere alla Prefettura, alla Regione ed al Dipartimento Nazionale di Protezione Civile la convocazione del Centro Operativo Multizonale (COM).
Un tavolo al quale parteciperanno di diritto (e per dovere) membri della stessa Prefettura, della Protezione Civile regionale e nazionale, i Sindaci coinvolti, tutti gli ufficiali ed i rappresentanti delle Forze dell’Ordine della Provincia, le autorità sanitarie ed ogni altra autorità o personalità in grado di fornire un contributo utile.
È questo l’enorme potere-dovere dei Sindaci, attuando una corretta procedura istituzionale che, in tutti i suoi passaggi, si concretizzerebbe in sole 24 ore. In poco tempo si potrebbe fare il punto effettivo della situazione, sviluppare progetti, determinare verità ed approfondimenti, stilare un comunicato stampa ufficiale, aprire un numero di telefono per la stampa e per la popolazione. Un solo messaggio da parte di tutti i rappresentanti dello Stato.
Sarebbe necessario, da subito, attivare un organismo di gestione dell’emergenza, composto in parte dai Sindaci stessi, che sono uomini che vivono e governano i territori in questione, dai quali ci si attende una più incisiva volontà di chiarezza su un problema che non può e non deve rimanere nel vago. Il suddetto tavolo potrebbe emanare un bollettino d’informazione alla cittadinanza ogni 48 ore, se necessario anche più frequentemente, fino a quando l’emergenza non sia conclusa ufficialmente, per mettere la parola fine a questa storia che rischia di travolgere la serenità, la salute, l’economia di vasti territori, insomma la vita di migliaia e migliaia di persone.
Quando succedono eventi simili, mettere la testa sotto la sabbia ed evitare che passi il temporale non giova a nessuno, tantomeno è opportuno aprire ed alimentare scontri istituzionali.
È risaputo che nemici come la disinformazione e la disorganizzazione istituzionale rischiano di paralizzare anche le situazioni di indagine meglio avviate. Per quanto sia comprensibile che nessun politico – magistrato, poliziotto o tecnico – vorrebbe trovarsi a gestire una situazione tanto delicata, ogni calabrese ritiene sia auspicabile agire in tempi brevi e definitivamente, non solo per affrontare correttamente il problema ma anche per far comprendere ai cittadini del comprensorio interessato che i poteri istituzionali possono stare tutti dalla stessa parte.