IL NUOVO RUOLO DEL SINDACATO
Gianfranco Suriano
Anche il sistema bancario italiano, al pari di altri Paesi esteri, negli ultimi dieci anni, ha subito una metamorfosi che ha ridisegnato i centri di potere e decisionali della finanza.
I processi avvenuti, insieme a quelli ancora in atto, hanno determinato la nascita di pochi Gruppi bancari che, però, per dimensione, acquisizione di quote di mercato, capitalizzazione in borsa, rappresentano gran parte del sistema bancario italiano.
Dopo molti anni di trasformazioni, perseguite con acquisizioni e fusioni, i Gruppi creditizi in Italia si sono dati una struttura ben precisa e delineata: nella Capogruppo sono concentrate, in genere, tutte le attività di intermediazione creditizia e le funzioni di coordinamento e di supporto, mentre alle Banche reti, società ben distinte giuridicamente, sono state lasciate le attività commerciali e di business.
Questo percorso compiuto dai grandi Gruppi bancari italiani, che stanno peraltro per iniziare più compiutamente un altro processo d’integrazione a livello europeo, è stato caratterizzato da fasi di forte e radicale mutamento che, oltre ad impattare in modo molto significativo sui modelli organizzativi e di business, hanno posto esigenze di gestione diverse rispetto al passato.
Anche le relazioni industriali, tra il datore di lavoro ed i rappresentanti dei lavoratori, inevitabilmente hanno subito uno stravolgimento poiché non solo, per effetto della concentrazione di funzioni nella Capogruppo, sono cambiati i luoghi istituzionali dove discutere della tutela degli interessi delle Risorse umane, ma si è verificato un ampliamento delle problematiche presenti sul tavolo delle varie trattative.
Infatti, alla classica contrattazione di carattere salariale ed a quella normativa su aspetti ritenuti ordinari, si sono aggiunte problematiche riguardanti l’esternalizzazione di area d’attività, prima ritenute prettamente bancarie, la loro delocalizzazione all’estero e la precarietà del mercato del lavoro.
Non vi è dubbio che “l’oggetto del contendere” è fortemente mutato e le ricadute sulle lavoratrici e sui lavoratori, se non valutate adeguatamente, potrebbero risultare devastanti e fortemente lesive della qualità della vita di ogni lavoratore.
Per tali ragioni il Sindacato si è sentito investito di un ruolo più impegnativo e innovativo.
Un ruolo che oltre a non poter prescindere dall’acquisizione di specifiche competenze, doveva, necessariamente, ristrutturarsi per poter predisporre modelli organizzativi capaci di confrontarsi con il nuovo scenario che evidenziava da subito, come già detto, il concentramento d’importanti poteri decisionali nelle Capogruppo.
Ad un potere così concentrato bisognava contrapporre una forte unità d’intenti il più possibile condivisa sia a livello intersindacale che di singola sigla sindacale.
La FALCRI ha colto prontamente questa esigenza e, responsabilmente – come affermato nell’ultimo Consiglio Nazionale di Marina di Camerota – ha tracciato un percorso che dovrà necessariamente concludersi con la costituzione delle Associazioni FALCRI di Gruppo.
Tale percorso di aggregazione – sempre nel rispetto dell’originario assetto organizzativo dell’Associazione aziendale – è l’unica via per meglio affrontare, con successo, le nuove sfide che gli attuali scenari propongono quotidianamente.