LE RICCHEZZE DEL SUD
Il Sud non ha più bisogno di una specifica politica economica, né, come si diceva una volta, di interventi straordinari, visto i risultati negativi fino ad oggi ottenuti. Con le sue luci e le sue ombre, il nostro Mezzogiorno può essere trattato ormai alla stregua di tutto il Paese, con le sue problematiche, con grandi potenzialità ma con grandi difficoltà ad esprimerle. Un Paese che sta perdendo tempo prezioso e che rischia di fare rilevanti passi indietro.
Con l’incalzante concorrenza internazionale, diventa necessario mantenere, almeno, le posizioni acquisite. Perché è realistico pensare che se non si supera quell’atteggiamento inerte, ricorrente negli ultimi anni, ci predisponiamo ad affrontare un lento declino. Oggi non abbiamo più un problema Mezzogiorno, abbiamo piuttosto un problema Italia che, nella sua complessità, ingloba anche l’annosa ‘questione meridionale’. Per troppi anni abbiamo avvertito la mancanza di interventi mirati per il Sud, volti a contrastare, efficacemente, il dilagante fenomeno mafioso, la piaga della disoccupazione, lacune derivanti anche da una certa incapacità della nostra classe politica, poco propensa verso scelte coraggiose, più incline a condotte clientelari. Al momento, comunque, è piuttosto inverosimile credere che il Mezzogiorno possa fare apprezzabili passi avanti se non all’interno di un piano di sviluppo complessivo che coinvolga l’intero Paese e che non prescinda da un ammodernamento e da un potenziamento del suo sistema infrastrutturale. Per l’Italia – e dunque anche per il Sud – si dovrebbe puntare su un grande progetto comune, in grado di superare i vari localismi e regionalismi imperanti, che hanno un effetto deleterio su ogni formula di sviluppo. Sicuramente incisivo, sarebbe, invece, concentrarsi, Regione per Regione, Comune per Comune, su quelle attività produttive per le quali si ritiene di avere un vantaggio competitivo.Ecco, quindi, la richiesta di appropriati interventi legislativi ed economici, premessa indispensabile per creare le condizioni idonee per agire, attuando, di conseguenza, ampi spazi di nuova occupazione – a tutti i livelli – rilanciando l’intera produttività dell’area meridionale, per meglio sostenere le richieste del Federalismo fiscale.In un tale contesto, alcune peculiarità del Mezzogiorno – naturalmente dotato di ricchezze ambientali variegate, con i suoi patrimoni architettonici e artistici di inestimabile valore – potrebbero divenire di rilevanza strategica, in un ambito, molto ricercato, come il turismo culturale. Va da sé che l’intera rete di infrastrutture dovrebbe adeguarsi, orientando e favorendo tali scelte logistiche di sviluppo.Altra risorsa – ancora piuttosto inesplorata – potrebbe essere l’attivazione di una vera e propria industria agro – alimentare, in grado di interagire, direttamente con i mercati internazionali, forte della centralità del Mediterraneo che premia il Mezzogiorno, mutando la sua posizione da periferica a possibile porta d’accesso all’Europa e ai suoi mercati.Così, anche il dibattito sul Federalismo fiscale potrebbe interessare il Mezzogiorno, coinvolgendolo direttamente in un reale rilancio delle risorse interne, rendendolo protagonista di un più vasto progresso produttivo del nostro Paese.