PINOCCHIO E L’ALBERO DEI SOLDI
Nino Lentini
Da oltre un decennio, non si parla d’altro che di globalizzazione e, conseguenza di ciò, di privatizzazione.
Di quanto, insomma, possa servire ai padroni per aumentare la loro ricchezza, i loro guadagni, a scapito, sempre e comunque, dei lavoratori.
Non saranno sicuramente sfuggite le denunce, da più direzioni, relative agli eccessivi ed ingiustificati guadagni dei vari management. In merito ai compensi spropositati sembra, finalmente, si stia cercando di porre rimedio.
In parole povere, da quando è cominciata questa nuova era, per quanto mi è dato sapere, sono stati realizzati miriadi di progetti, che hanno portato, sì ad introiti milionari ma solo in una direzione, quella dei padroni. In questo scenario, ciò che appare più insopportabile, non sono tanto le prebende dei mega-manager.
Non si riesce ad accettare che ai lavoratori, nonostante tutto, siano negate anche le briciole.
Se ne desume, inevitabilmente, che gli strateghi della globalizzazione abbiano deciso che il mondo, in questo momento, debba andare in una precisa direzione.
Niente e nessuno potrà mai dissuaderli a scegliere una via alternativa in grado di generare meno iniquità. Una via che non tenga conto, soltanto, degli interessi dei padroni ma, senza danneggiare questi, anche dei lavoratori.
La risposta, in questi anni è stata sempre la stessa: non si può. Senza altra spiegazione! Il piano industriale, realizzato sicuramente da grandissimi esperti, pagati dagli azionisti delle società interessate alla trasformazione, con l’obbligo di fare quanto gli è stato ordinato – mi riferisco alle nuove modalità per attuare le trasformazioni, sempre più restrittive, che coinvolgono le varie aziende – cala, quindi, come una mannaia sulla testa della povera gente che nulla può. Naturalmente, in un tale contesto, fondamentale è stato il ruolo svolto dal Sindacato, che ha saputo, con estrema professionalità, limitare i danni, evitando licenziamenti e creando nuovi sistemi di tutela per i lavoratori che, altrimenti, con l’applicazione degli innovativi piani industriali, sarebbero stati sbattuti fuori perché in esubero. Nel settore bancario, per esempio, è stata importante l’introduzione del fondo di solidarietà per il sostegno al reddito ed all’occupazione.
Le banche, infatti, con gli accorpamenti, le fusioni, le holding, ecc. hanno ridotto, in modo considerevole, il personale necessario alle attività da svolgere. Se non fosse stato introdotto questo particolare ammortizzatore sociale ci sarebbero stati grossi guai per tutti. Volendo scendere nello specifico – UBI, tanto per intenderci – in questo momento, dopo l’ennesima aggregazione, si è reso necessario un nuovo PAO (Piano di Accentramento Operativo) per unificare le procedure informatiche. È stata una scelta giusta. D’altra parte, era impossibile operare in una Banca dove in una certa zona del Paese si lavora con una procedura mentre, in un’altra zona, con procedure differenti e poco assimilabili. Sarebbe stato anche poco conveniente.
A nostro avviso, però, non ci sembra giusto che i sacrifici debbano sopportarli solo ed esclusivamente i lavoratori.
Sono sempre i dipendenti ad essere sottoposti a restrizioni di ogni tipo, nonostante mostrino senso di responsabilità, competenza ed attaccamento all’Azienda nella quale lavorano. Tutto ciò porterà, naturalmente, all’Azienda massima efficienza con minore sforzo. Giusto anche questo. Ma perché ogni volta che si deve riconoscere ai lavoratori il merito principale – in termini economici, si intende – di avere reso possibile la realizzazione di un progetto ci si trova sempre di fronte ad un muro di gomma? Perché al Sindacato vengono respinte tutte le richieste? Come potrebbero fare i grandi manager senza la partecipazione, con massimo impegno e fattività da parte dei lavoratori? Ogni progetto andrebbe vanificato.
Resta il fatto che il lavoro individuale non è assolutamente apprezzato, anzi, quando è possibile, viene sminuito.
La verità è che i lavoratori hanno bisogno di lavorare per poter vivere, come è vero che i ricchi per far crescere la loro ricchezza hanno bisogno delle mani esperte dei lavoratori. Solo Pinocchio, nella bellissima ed eloquente favola di Collodi, ha potuto credere che interrando i propri soldi sarebbe cresciuto un albero carico di denaro. Ma tanta ingenuità, si sa, non appartiene, di sicuro, ai veri ricchi!