ENERGIA NUCLEARE?
Katia Maida
A proposito di energia nucleare la definizione più diffusa così la celebra:“In grado di produrre energia su larga scala, in modo sicuro, a costi competitivi e nel rispetto dell’ambiente.”
La funzione e l’efficacia di uno slogan consiste nel mandare un messaggio diretto, attraente, efficace che possa influenzare e condizionare le scelte.
Chi non ama i condizionamenti ha il “vizio” di pensare, porsi domande e soprattutto cerca di guardare globalmente i problemi. Analizziamo lo slogan.
Sicura? L’energia nucleare non è sicura, nel senso che lo sviluppo scientifico e tecnologico che ha consentito di ridurre enormemente i rischi di incidenti, non può e non potrà mai eliminare quella percentuale di errore “umano o tecnico” tale da innescare una catastrofe dai danni incalcolabili.
Basterebbe solo questa certezza per rifiutare ogni forma di propaganda sul ritorno al nucleare. Ma andiamo avanti…nel rispetto dell’ambiente? Le scorie con il loro bagaglio di radioattività permangono nell’ambiente per sempre, in siti di stoccaggio “provvisori”, (neanche il maggiore produttore la Francia ha trovato un sito definitivo). Siti che, oltretutto, non è dato conoscere ai comuni cittadini, per motivi di sicurezza, in quanto questi rifiuti potrebbero essere “riciclati” nell’industria militare.
Produzione di energia su larga scala? Dati OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) rivelano che i 438 reattori in funzione nel mondo producono solo il 16% della fornitura globale di energia, senza contare che molti di questi reattori (Svezia, Germania, Olanda e Belgio) verranno dismessi a fine ciclo, altri dovranno essere chiusi perché obsoleti (Est Europa) e tutti e 438 sono comunque di vecchia generazione (…quindi molto sicuri!).
Riguardo, poi, i costi competitivi (tanto sbandierati) sfioriamo il ridicolo! La IAEA (International Atomic Energy Agency) nell’ultimo rapporto annuale ha rilevato che il peso dell’energia nucleare, rispetto alle altre fonti, è destinato a ridursi nel 2020. Motivo? Costi eccessivamente elevati di costruzione e manutenzione rispetto ai risultati a lungo termine ed inoltre, come ha dichiarato il CNR: “Il costo del nucleare è molto superiore rispetto alle alternative esistenti anche a causa dell’incidenza di costi esterni di tipo strategico, ovvero quelli necessari alla difesa delle centrali da attacchi terroristici o militari”.
E ancora…delle famose centrali di quarta generazione, per adesso inesistenti, che vedranno la luce solo nel 2030, l’unica in costruzione in Europa, in Finlandia, in 18 mesi, ha già superato del 25% le previsioni di spesa. Ed ora veniamo al sempre citato “caso Francia”.
La Francia con i suoi 59 reattori copre il 76% del suo fabbisogno energetico ma…nel 2005, secondo EuroStat hanno consumato 92 milioni di tonnellate di petrolio contro le 83 dell’Italia e il disavanzo della bilancia commerciale nel settore energetico, dovuto all’importazione di energia in Francia – nonostante il nucleare – è uguale a quello italiano. I francesi non sono i più intelligenti d’Europa, hanno semplicemente interessi economici mirati a mantenere la produzione di nucleare nel mondo. L’AREVA, infatti, la multinazionale leader nel campo dell’energia atomica (anche per le attività industriali ad essa connesse: chimica, arricchimento, combustibili, ingegneria, riciclaggio, ecc.) è francese e lo Stato ne detiene il 90%. L’AREVA ha una presenza industriale sul pianeta in 40 Paesi e la sua rete commerciale ne raggiunge 100. Possiede, inoltre, le due miniere più grandi di uranio ad Erlit, in Niger. Sono spunti di analisi, certamente non esaustivi, ma sufficienti a far riflettere su come l’informazione manipolata, venga utilizzata, laddove non si scontra con l’intelligenza critica e con il “dubbio”, per condizionare le opinioni ed indirizzare le scelte degli individui e della collettività.
Propaganda e interessi spacciati, ancora una volta, per verità!