PRIMO CONTRATTO INTEGRATIVO AZIENDALE IN BANCA CARIME – di Gianfranco Suriano
Nel mese di giugno 2007 si sono concluse, in modo positivo, in tutte le Aziende del Gruppo UBI, le trattative per i rinnovi dei contratti integrativi aziendali.
Ricordiamo, in questa sede, che il C.I.A. rappresenta un istituto contrattuale a livello aziendale che ha lo scopo di prevedere regole su trattamenti economici e su aspetti normativi in favore delle lavoratrici e dei lavoratori, ad ampliamento del quadro contrattuale costituito dal CCNL.
Innanzitutto, va sottolineato che la sottoscrizione dei C.I.A. nelle diverse Aziende del Gruppo, anche al di là di valutazioni personali sui risultati raggiunti sulle singole materie siano esse economiche o normative, è un atto da accogliere con soddisfazione. Aver raggiunto un accordo che tuteli maggiormente il personale delle Banche, rispetto a quando previsto dalla contrattazione collettiva nazionale, costituisce, in ogni caso, un miglioramento delle condizioni di lavoro.
Tale plauso è ancora più rilevante all’interno di una Banca meridionale, se si considera che l’accordo stipulato dalle cinque Organizzazioni sindacali rappresenta
il primo contratto integrativo aziendale di Banca CARIME.
Un altro importante risultato conseguito con la sottoscrizione dei C.I.A. sono gli accordi aziendali, raggiunti dopo lunghe e difficili trattative, dove i rappresentanti dei lavoratori hanno rivendicato con forza l’attuazione del principio dell’armonizzazione dei trattamenti all’interno di UBI.
In questa direzione un primo passo è stato compiuto, visto che proprio nel C.I.A. di CARIME, la Banca Rete del Gruppo oggettivamente più debole, sono stati ottenuti riconoscimenti che limano complessivamente la differenza di condizioni e trattamenti praticate nelle altre Aziende di UBI. È scontato che mai si potrà arrivare, per effetto della contrattazione aziendale, a identici trattamenti in tutte le Banche del Gruppo, in quanto alcune delle materie oggetto di eventuale accordo, sono strettamente legate all’andamento delle singole Banche.
Ci teniamo, però, a sottolineare che molto è stato fatto – anche se tanto ancora deve essere realizzato – nella consapevolezza che spesso il Sindacato si trova nell’oggettiva condizione di doversi confrontare con una controparte datoriale arroccata su posizioni di chiusura e poco sensibile alle giuste rivendicazioni dei colleghi bancari.
Grazie ad un caparbio ma paziente lavoro, dove la FALCRI si è prodigata con argomenti decisivi, i rappresentanti dei lavoratori sono riusciti a far comprendere all’Azienda il grande impegno che i colleghi hanno profuso negli ultimi anni per il rilancio di CARIME. Impegno, giustamente riconosciuto anche attraverso la stipula del Contratto integrativo aziendale, che va, comunque, considerato non un punto di arrivo ma come una buona base da cui partire affinché le lavoratrici ed i lavoratori di CARIME – e tutti quelli di UBI – possano essere considerati “una vera ricchezza per l’impresa”.