IL TABU’ DELLA MOBILITA’
Enzo Parentela
Sapete cosa sono i navigatori satellitari?
Alzi la mano chi non vi ancora avuto a che fare. Sono quelle colorate scatolette simili a mini tv che servono a non perdersi per strada. C’è la versione per auto, quella tascabile e anche il modulo da montare sul cellulare o sulla bici, così non si corre il rischio di perdere la strada di casa o, peggio, di non trovare quella per andare in ufficio. Si basano sul GPS che è l’abbreviazione di Global Positioning System (Sistema globale di rilevamento della posizione).
Il sistema effettua la misurazione delle distanze dai satelliti e quindi è in grado di fornire, istantaneamente, la posizione del ricevitore (latitudine, longitudine e altitudine) con elevata precisione. Così, grazie all’integrazione con delle mappe, è possibile trovare con facilità il miglior percorso per raggiungere qualunque destinazione. Nell’era della globalizzazione, degli scambi e della mobilità, mai invenzione poteva risultare più appropriata.
Le opzioni di configurazione di questi dispositivi consentono di scegliere il percorso secondo le proprie esigenze o i propri gusti. Sarà possibile, infatti, impostare la mappa seguendo il percorso autostradale, o il percorso più rapido o il percorso più corto.
Questa ultima opzione, in verità, non sempre corrisponde a risparmio temporale, anzi, a volte, può significare risparmiare sulla distanza ma rimetterci in termini di tempo e anche di sicurezza.
Le mappe, spesso, riportano strade secondarie, magari sterrate o pericolose per indicare il percorso più breve. Di tale evenienza, ne hanno fatto le spese molti colleghi del Gruppo Bpu che, loro malgrado, sono stati trasferiti in altre sedi di lavoro e sono stati costretti a dover calcolare la distanza dalla nuova sede secondo le indicazioni del percorso più corto indicato dalle mappe di “ Viamichelin.com”.
Tali percorsi, di frequente non sono, poi, facilmente percorribili. Ovviamente, in questo modo le Aziende risparmiano sui costi a discapito del personale. A proposito di mobilità, Beppe Grillo nel suo Blog, molto frequentato, dice: “Chi non si muove è contro il progresso, uno che non ha voglia di lavorare, di divertirsi, di socializzare. Il tabù della mobilità non è messo in discussione da nessuno. Non dalla politica. Non dall’economia. Non dalle persone drogate di pubblicità di automobili, che corrono sempre in spazi liberi, vuoti come deserti, limpidi come un cielo di primavera. Chi ha mai detto che una persona al mattino debba spostarsi di cinquanta chilometri per lavorare? O il fine settimana fuggire dalla sua abitazione cittadina percorrendo centinaia di chilometri?”.
Nelle prime sedici società del mondo ci sono ben cinque società petrolifere che insieme fatturano 1214 miliardi di dollari. Miliardi imbattibili nel creare il tabù della mobilità. E’ inutile parlare di riduzione delle emissioni, di macchine meno inquinanti, di strade veloci o più sicure, il problema si risolve solo eliminando la mobilità ogni volta che non è necessaria.
Se è vero che non è possibile avere l’ufficio sotto casa è anche vero che una maggiore attenzione nella distribuzione delle risorse umane, unita ad una più consapevole ed attenta conoscenza del territorio – che non si limiti a tracciare il percorso più breve sulla cartina geografica – potrebbero venire incontro non solo alle legittime aspettative delle lavoratrici e dei lavoratori di avere sedi di lavoro il meno disagiate, ma anche contribuire a quel risparmio energetico che le bizzarrie del clima di questi ultimi anni rendono sempre più indispensabile.