Il VALORE AGGIUNTO DELL’ESPERIENZA
Valerio Fabi
Osservo quello che sta avvenendo a Roma, e vedo colleghi ed amici che cambiano Istituto, altri che aspettano, da anni, la loro occasione per crescere professionalmente e vedono, invece, le proprie aspirazioni personali frustrate da scelte che premiano assunzioni che avvengono dall’esterno e – guarda caso – sempre dalla stessa realtà (quasi fosse un handicap lavorare in modo leale, da anni, per lo stesso Istituto). Mi sembra di avvertire un disagio crescente.
Parlo con i ragazzi e le ragazze che mi raccontano come sia cambiata la “nostra” Banca, con un Ufficio del personale che sentono distante e conflittuale, e con una nuova dirigenza che non conosce la storia dei singoli colleghi, con le diverse potenzialità e che non sembra interessata ad approfondirle. Potrebbe, forse, tentare di conoscerci personalmente, rubando un po’ di quel tempo “prezioso” dedicato a scrivere sul concetto di squadra! L’autorevolezza ed il consenso, anche tra colleghi, va costruito e conquistato e non può essere imposto battendo i pugni sul tavolo o, comunque, con metodi decretati.
Qualche chiacchierata in più con tutto il personale sarebbe un buon modo per fare reciproca conoscenza! Nelle Agenzie, ormai settimanalmente, a fronte di dimissioni incassate, vengono accolti i nuovi colleghi – come già detto, con la medesima provenienza – e vengono loro insegnate le procedure, presentati i clienti ed i colleghi.
Resta, però – dispiace ammetterlo – la sensazione che essere da anni dipendenti dello stesso Istituto possa rivelarsi un handicap dal quale doversi liberare! La fidelizzazione dei clienti, così come quella dei colleghi, dovrebbe essere un motivo di orgoglio anche per l’Azienda e non andrebbe cancellata la memoria della Banca per evitare termini di paragone non graditi all’esordiente dirigenza. La pace sociale, lo spirito collaborativo, il gruppo come valore da contrapporre all’individualismo, non sono valori scontati, e non lo saranno in futuro se la tendenza di rimozione del passato non verrà bloccata. E’ difficile accettare che il nostro retroterra culturale sia dimenticato come fosse una minoranza sociale da emarginare.
Ci sono grandi professionalità ed ottimi lavoratori da gratificare anche tra noi “veterani”, e non staremo a guardare il perdurare di scelte miopi che premiamo solo gli amici degli amici che indossano la stessa divisa. I lavoratori della BPCI, come quelli di tutte le altre Banche del Gruppo, sono ottimi professionisti – come dimostrano i dati del mercato – ben disposti ad accogliere e riconoscere ad ogni nuovo collega gli elogi meritati. Riteniamo, però, insensata la sperequazione che si sta verificando – di frequente – tra coloro che entrano con squilli di trombe e fanfare al seguito e quelli che già c’erano, e che continuano a svolgere il loro lavoro con massima diligenza, vedendosi delusi, spesso, nelle aspirazioni professionali ed economiche.
Un’Azienda lungimirante dovrebbe tenere in giusta considerazione gli umori e le tensioni del clima lavorativo e, quando ciò non avviene, le reazioni possono essere spiacevoli e poco lusinghiere per l’immagine dell’Azienda stessa! Prima che il malcontento si diffonda, con possibili successivi dissidi, è, forse, necessario porre più attenzione ai vari segnali di disagio che i dipendenti stanno lanciando – come queste mie considerazioni, per esempio – altrimenti poi non sarà il Sindacato ad offrire un ombrello sotto cui ripararsi. E’ inutile ricordare che i buoni risultati si raggiungono se una squadra lavora in armonia ed è ben affiatata. Attualmente, invece, le tante disparità di trattamento economico – il caso dei “fuoriclasse” – non favoriscono, certo, i rapporti tra colleghi, anzi, li inaspriscono. L’eventuale mancanza di collaborazione e di un sentire comune è frutto del comportamento di chi – con il proprio individualismo o fare perentorio – divide i colleghi, distribuendo strumenti, sostegno e riconoscimenti ingiustamente differenti. Una città importante come Roma ha bisogno di organici adeguati, di innesti di forza lavorativa permanente e qualificata, e della contemporanea crescita professionale di quella esistente. Una Metropoli dinamica e ricca di risorse, come quella capitolina, deve essere vista come una ricchezza su cui investire anche dalla nostra Azienda, ed è per questo motivo che la presenza dei “veterani” andrebbe fortificata e diffusa sull’intero territorio cittadino. Abbiamo apprezzato, infatti, la decisione presa dalla nostra Azienda di aprire nuove Agenzie, incrementando la nostra presenza, scelta che, sicuramente, produrrà un cospicuo ritorno economico. Speriamo, anche, che l’ambiente di lavoro si rassereni, eliminando le varie discriminazioni che si sono create negli ultimi mesi.
L’appello è rivolto, soprattutto, ai responsabili di tale situazione che, pur potendo intervenire, fino ad oggi, sono rimasti inerti.