Parafrasando uno dei passaggi del discorso del dottor Rossetti durante l’incontro con le Organizzazioni Sindacali, abbiamo l’obbligo di comunicare all’Azienda e ai Lavoratori che:
- non possiamo accettare che in nome del business si metta in secondo piano la salute dei lavoratori;
- non dobbiamo derogare al principio che la salute è più importante degli affari;
- non vogliamo arrenderci ad una logica per la quale la salute viene dopo la remunerazione degli azionisti.
Abbiamo chiesto tre segnali, minimi e alla portata dell’Azienda, coerenti con il momento di recrudescenza della pandemia e riconoscenti dell’impegno delle Lavoratrici e dei Lavoratori del Gruppo:
- SSTOP alle campagne commerciali che richiamano clientela in filiale e aumentano esponenzialmente il rischio di contagi e stop alle attività itineranti, specialmente in zona rossa, anche in aderenza alle disposizioni di legge vigenti;
- SSTOP alle riunioni fuori orario di lavoro e attenzione alla conciliazione tra lavoro e vita personale;
- SSTOP alla reportistica ridondante e inutile e ai budget individuali.
Su tutto abbiamo ricevuto un secco NO, argomentato con la necessità di garantire la soddisfazione di uno solo degli stakeholders: l’azionista, “quello che ci mette i soldi”.
Alla vigilia di un piano industriale che prevederà probabilmente nuove riduzioni di personale e di sportelli, vale la pena rammentare ancora una volta che senza lavoratori affezionati al proprio mestiere non si va lontano.
Senza il sindacato non si fanno accordi in grado di mettere a terra ambiziosi piani industriali.
A chi minimizza il contributo dei Lavoratori che ci mettono l’impegno, la faccia e spesso la salute diciamo: BASTA!