NON DIMENTICHEREMO
Sono per tutti giornate intense, dolorose, in cui ci si trova a piangere da soli per la sofferenza di parenti, amici, colleghi e concittadini che combattono solitari in ospedali al limite del collasso e che, nei casi più drammatici, muoiono da soli, in bare anonime, scortati da lenti carri militari, senza un fiore, una funzione a memoria, un abbraccio consolatorio per i familiari.
Ci si trova poi nella quotidianità a combattere con rabbia e determinazione, pescando al fondo di ogni energia possibile per fare in modo ostinato e diligente, la propria parte da cittadino e per chi può ancora averne il privilegio, da lavoratore.
Lavoratori che sono i nostri soldati al fronte in questa nuova guerra giornaliera, che ogni mattina escono dalle proprie case con la preghiera chiusa in gola di ritornare la sera sani dalle proprie famiglie.
Lavoratori stretti dalla dicotomica necessità di lavorare e rispondere alle direttive aziendali ma con il bisogno imprescindibile di non ammalarsi e non contagiare figli, genitori e familiari; come se si potesse accettare il rischio di ammalarsi e contagiare i propri affetti per il bisogno di lavorare.
Sappiamo purtroppo che giornalmente le filiali sono piene di clienti che fanno file anche solo per prelevare qualche euro allo sportello, per cambiare monete o per richiedere estratti conto senza alcuna attenzione e rispetto per la propria salute e per quella del prossimo, ma ipocritamente queste attività ancora vengono annoverate fra quelle proprie dei servizi pubblici essenziali.
Lavoratori che non sono tutti uguali e non vengono trattati con il medesimo rispetto, specie per alcuna opinione pubblica o politica capziosa e pelosa, che giustamente ringrazia i medici, infermieri, farmacisti, militari e cassieri dei supermercati che sono i nostri nuovi eroi, ma che non ha la voglia ed il coraggio di ringraziare i tanti colleghi bancari, perché ancora storditi dalla retorica qualunquista ed ingiusta contro le banche ed i loro lavoratori, alimentata da certa stampa e politica populista nel corso degli anni, o perché stretti da un’invidia sociale ingiustificata che vede i lavoratori del credito come privilegiati.
Questo perché ancora si confondono i carnefici, che sono stati taluni Ceo o manager apicali, con le vittime che sono certamente taluni clienti truffati, ma anche i tanti lavoratori minacciati e vessati da continue e aggressive pressioni commerciali.
Sono i colleghi delle filiali i miei fratelli di cui sento e vivo timori e frustrazioni ed a cui rivolgo giornalmente ogni mio pensiero, sforzo e personale ringraziamento.
Io mi ricorderò quando tutto questo sarà finito, chi ha remato senza sosta per fare uscire il paese e la nostra categoria dal dramma quotidiano che stiamo vivendo, e saprò dire grazie.
Lo dirò certamente ai segretari generali delle varie organizzazioni sindacali che hanno lavorato a tutti i livelli sollecitando tutti i vari interlocutori istituzionali per tutelare la nostra categoria.
Saprò riconoscere il lavoro immane di certi colleghi delle risorse umane che da settimane non conoscono più sabato e domenica e che lavorano incessantemente giorno e notte gestendo un nemico nuovo e fino a qualche mese fa sconosciuto.
Avrò la lucidità di esprimere la mia riconoscenza e rispetto a tutti i colleghi che con paura ma con senso del dovere non si sono sottratti al loro lavoro quotidiano scacciando i pensieri neri e l’incertezza sul futuro.
Ma in modo ostinato vorrò anche ricordarmi della politica mondiale inadeguata e forse frutto di un imbarbarimento sociale che viviamo, con i vari Bolsonero, Trump, Boris Jhonson, Mark Rutte, e dei vari negazionisti della prima ora che ridevano della situazione italiana come se questo virus fosse un pretesto creato da un popolo ozioso solo per non lavorare.
Ma un posto speciale nella mia memoria sarà riservato alla Lagarde e ad una istituzione europea che va completamente e profondamente ripensata e forse ricostruita da zero e su nuove basi.
Ed ancora ricorderò la posizione di Abi che in questa fase ha preso una posizione pilatesca trincerandosi dietro il paravento del servizio pubblico essenziale che svolgono le banche per non assumersi la responsabilità di chiudere le filiali mettendo al primo posto la salute e la sicurezza dei lavoratori e dei clienti.
Ed ancora avrò sotto mano tutti i nomi degli amministratori delegati che hanno adottato scelte coraggiose e lungimiranti assieme a quelli che non hanno scelto od hanno preso decisioni per interesse di bottega e di corto respiro o peggio ancora per ripicca personale.
Mi ricorderò di coloro che hanno compreso la drammaticità di questi momenti e abbracciato idealmente i loro colleghi dandogli supporto o parole consolatorie e di quelli che hanno continuato a fare finta di nulla con incontri via skype per analizzare i Kpi delle filiali o con email di natura commerciale in cui sottolineano le opportunità che si possono creare anche in questi contesti, od ancora di alcuni sceriffi del controllo del credito che usano toni fuori luogo ed aggressivi nei confronti di colleghi che non chiamano i clienti che sconfinano sul conto per farli venire in filiale per versare talvolta qualche euro, continuando metaforicamente a frustare un cavallo senza accorgersi che si tratta ormai di un cavallo a dondolo.
Ecco sono certo che superata questa notte che sembra ancora buia e fredda, sapremo scorgere un sole bellissimo ed andargli incontro con gioia e libertà.
Saremo migliori e capaci di riprenderci in modo veloce e forte, come abbiamo sempre fatto nella nostra storia recente e passata e come dovremo fare anche questa volta grazie alla solidarietà ed alla voglia di rialzarci come popolo unito.
Possiamo cadere ma sappiamo e sapremo rialzarci.
Lo abbiamo già fatto e lo rifaremo.
Ci saranno tetti bombardati, sassi e polvere ma ci sarà ancora una volta da ricostruire ma lo faremo con energia nuova, occhi puliti e con il bisogno di bello che avremo nel cuore.
Sapremo mettere in un ordine corretto i valori della vita senza distogliere energie su cose insensate e futili e non sprecheremo neanche un secondo della nostra vita.
Sapremo riconoscere la bellezza del cambiamento e la sua velocità e farci avvolgere dal rassicurante abbraccio della tradizione e dal suo passo lento.
Sapremo riconoscere chi ci ha fatto del bene e rendergli omaggio.
Sapremo tornare a ridere ed abbracciarci, celebrare i tanti caduti di questa guerra silenziosa.
Sapremo gestire con maggior cura la nostra salute e smetteremo di tagliare la spesa sulla sanità e sulla ricerca, sapremo essere persone migliori senza rancori.
E concludo citando Albert Camus : “Soltanto nel momento della sventura ci si abitua alla verità, ossia al silenzio…”
Ma ricorderemo tutto