La speculazione non molla la presa sulle nostre banche.
Il management deve rispondere con obiettivi di lungo periodo e valorizzando le risorse umane.
Venerdì sera, a mercati chiusi, venivano diramati i tanto attesi risultati degli stress test sulle principali Banche Europee. Abbiamo preso atto con soddisfazione che, al di fuori del MPS, di cui si conosceva da tempo la situazione, le più grandi Banche Italiane non hanno nulla da invidiare ai competitors continentali rispetto alla solidità patrimoniale in caso di scenario estremamente avverso, tutt’altro.
UNISIN non intende entrare nei tecnicismi con cui l’Autorità Europea, preposta a questi esami, ha stabilito chi ha fatto progressi dai test del 2014 e chi invece – come il MPS – deve ricorrere rapidamente ad una ulteriore ricapitalizzazione. Ritiene, però, indispensabile denunciare con forza che la speculazione contro le nostre Banche, il nostro Paese e la nostra economia è oramai mossa da motivazioni (anche quelle più fantasiose) insostenibili che nulla hanno a che fare con la struttura industriale delle Aziende stesse.
C’era attesa per la riapertura dei mercati ed aver registrato prima una reazione positiva degli operatori e poi, durante la giornata, un radicale capovolgimento delle quotazioni, soprattutto, come al solito, verso le nostre Banche non sembra trovare una giustificazione oggettiva.
Come noto, UNISIN ha prodotto nel tempo vari documenti per mettere in risalto che per parlare di redditività e di competitività occorre, innanzitutto, creare le condizioni economiche nel Paese affinché le imprese e quindi, il Sistema Bancario, possano investire nel futuro. In Italia, tutta una serie di mali endemici rimangono tuttora irrisolti e, al di la dei soliti e blandi proclami, quali sono stati effettivamente gli strumenti posti in essere dal Governo per rilanciare l’economia? Il Governo, ovvero, i Governi hanno operato in modo incisivo, al pari degli altri Paesi Europei, affinché le Banche Italiane si potessero confrontare in condizioni di effettiva competitività rispetto, sempre, alle altre banche Europee?
Alle note carenze della politica vanno poi aggiunte quelle ascrivibili ai vertici delle Banche. Negli ultimi anni le uniche azioni poste in essere dal management delle Banche italiane per far fronte alla crisi strutturale della nostra economia si possono raggruppare in due grandi aree di intervento: tagliare i costi del personale e ridurre l’impatto della rete.
Come è possibile, infatti, assistere ancora a questa dinamica quando la stessa Associazione Bancaria Italiana ammette che il numero delle Filiali e dei dipendenti non è certo superiore, oramai, alla media Europea? Come è possibile che i Piani Industriali siano rivisti e riproposti molto prima della loro naturale scadenza non giungendo quasi mai a compimento ed innescando la solita dinamica degli ulteriori tagli sui tagli già previsti ed in corso d’opera? Il tutto senza soffermarsi sulle responsabilità gravi che hanno portato al dissesto di Banche con valenza storica e/o operanti in territori economicamente importanti.
Si dovrebbe immaginare non uno scenario fortemente avverso, su cui misurare la resistenza dei principali Gruppi Bancari, ma calcolare i benefici per la collettività e per le finanze pubbliche di una fase di espansione originata e sostenuta proprio da un diverso approccio rispetto a come viene oggi considerato il lavoro e l’apporto delle risorse umane. I Dipendenti bancari hanno sostenuto il peso della crisi di fiducia del Sistema in modo esemplare ma oramai sentono loro stessi il peso derivante dall’incertezza nel futuro dove il loro lavoro è continuamente sottoposto a pressioni di ogni genere.
Questo scenario non può rappresentare le soluzioni alla crisi proposte dal management. Occorre ripensare il ruolo delle banche con coraggio e con lungimiranza, tornare ai territori alle famiglie ed alle imprese, investire sulle Risorse Umane e nel modello commerciale, accantonando definitivamente le attività prettamente finanziarie.
Occorre quindi esaltare le indubbie doti professionali di ogni Lavoratrice e di ogni Lavoratore del Credito per tornare a crescere economicamente, diversamente, saremo sempre condizionati da chi non perde occasione per scommettere contro il nostro Paese e contro le nostre Banche.