La “banca per bene” non garantisce condizioni di lavoro adeguate ai propri dipendenti
Ancora una volta parliamo di clima: in questo caso non di quello aziendale – deteriorato dalle pressioni commerciali – bensì di quello fisico, che vede, in questa calda estate, temperature torride nelle filiali e negli uffici di UBI.
Il tema non è del tutto nuovo: puntualmente ogni anno, anche in passato, l’inizio dell’estate vedeva ritardi nelle accensioni degli impianti di condizionamento e richieste di intervento su condizionatori obsoleti che sarebbero stati in realtà da sostituire; ma tant’è, bisogna risparmiare: ci si metteva una pezza e alla fine, bene o male, le temperature si abbassavano.
Quest’anno però le cose sono andate in maniera decisamente peggiore: all’origine delle disfunzioni o, per meglio dire, della paralisi, che ha visto e vede tuttora impianti fermi e temperature anche superiori ai 30 gradi, l’affidamento del servizio a una nuova ditta. Le ragioni del cambio di appalto non sono note. Per analogia con le scelte compiute in tema di pulizie dei locali (questione che affrontiamo di seguito) non possiamo escludere l’ennesima operazione di risparmio sulla pelle (sudata) delle lavoratrici e dei lavoratori di UBI.
Abbiamo denunciato con forza la situazione nel corso dell’incontro sindacale di mercoledì 11 luglio: ci è stato risposto che le criticità sono note, che vi è grande attenzione al problema e impegno per trovare delle soluzioni. Ne abbiamo preso atto, precisando tuttavia che, nell’attesa che in ogni unità produttiva siano ripristinate condizioni adeguate, occorrerà adottare delle misure temporanee a tutela del benessere fisico delle colleghe e dei colleghi.
Ci riferiamo in particolare alla necessità che nelle situazioni più critiche:
– siano forniti condizionatori portatili e/o sia autorizzata – per garantire almeno il ricambio dell’aria – l’apertura continuativa della bussola, prevedendo contestualmente il piantonamento degli accessi;
– nell’impossibilità di adottare misure “tampone”, le filiali siano chiuse e ai colleghi sia consentito di svolgere la prestazione lavorativa in unità produttive limitrofe (in cui le condizioni risultassero vivibili) o di anticipare l’uscita e il rientro a casa.
In alcuni casi le soluzioni sopradescritte sono state adottate, soprattutto grazie all’intervento del Sindacato: vi invitiamo pertanto a continuare a segnalarci le situazioni più critiche per le quali richiederemo che, nell’attesa di interventi strutturali, si ricorra a misure temporanee in grado di assicurare condizioni di lavoro accettabili.
POLVERE, CESTINI PIENI E SERVIZI IGIENICI SPORCHI: È QUESTO IL NUOVO LAYOUT DI FILIALE?
Il 27 giugno è stata pubblicata la circolare di gruppo n. 305 avente ad oggetto il “Servizio pulizie”, con la quale veniamo informati che “Con decorrenza 1 febbraio 2018 l’erogazione del Servizio di pulizia e sanificazione ambientale ha subito alcune modifiche sia in termini di frequenza d’esecuzione sia di società appaltatrici sul territorio nazionale.”.
Grazie, ce n’eravamo accorti.
È noto ed evidente a tutti che le “modifiche in termini di frequenza” consistono in una ulteriore contrazione del servizio (almeno avessero il coraggio di scriverlo) per la solita politica di riduzione dei costi a danno delle condizioni di lavoro.
Le modalità sono note: si cerca sul mercato una ditta che sia disponibile ad aggiudicarsi l’appalto a prezzi stracciati (che di fatto non consentono di garantire le prestazioni indicate nel capitolato) e poi si chiede ai dipendenti di UBI di trasformarsi in gendarmi per denunciare la mancata o insufficiente pulizia dei locali in cui lavorano.
Ciò detto (e nonostante ciò), invitiamo comunque le colleghe e i colleghi a dar corso alle indicazioni contenute nella circolare, segnalando i disservizi e vincendo la tentazione di sopperirvi svuotando cestini, e, men che meno, “dando una passata” ai bagni: solo “facendo venire i nodi al pettine”, potremo ottenere un miglioramento dei livelli di pulizia.
A tale proposito vi invitiamo a comunicarci le situazioni maggiormente critiche e i casi in cui le segnalazioni effettuate (secondo i dettami della circolare) attraverso i canali ufficiali non producessero nessun effettivo risultato: sarebbe infatti il colmo che, a fronte della denuncia dei mancati interventi, UBI si portasse a casa ulteriori risparmi (per l’applicazione alla ditta appaltatrice di penali) e le lavoratrici e i lavoratori continuassero a operare in mezzo alla sporcizia!
Da parte nostra continueremo a sollecitare l’azienda, tenuta per legge non solo a garantire che nei luoghi di lavoro siano rispettate le disposizioni in materia di igiene e sicurezza, ma anche al rispetto del Contratto Nazionale del Credito*, che in caso di appalti impone anche alle banche degli obblighi volti a tutelare il personale delle ditte appaltatrici attraverso il rispetto pieno dei diritti contrattuali, in una logica di solidarietà che vorremmo unisse e rafforzasse tutto il mondo del lavoro.