Avevamo previsto che la migrazione non sarebbe stata indolore e avrebbe potuto generare disagi e difficoltà, proprio per questo la nostra delegazione trattante lo aveva già segnalato preventivamente per scongiurare gravi inconvenienti per colleghi e clientela.
Come RSA territoriali, abbiamo aspettato qualche giorno prima di uscire con un comunicato, con la speranza che presto la situazione si sarebbe normalizzata, così come garantito da Intesa SanPaolo. Così non è stato!
Alcune situazioni che abbiamo riscontrato in questi quindici giorni e che i lavoratori stanno vivendo ed affrontando, proprio non ce le aspettavamo.
Non ci aspettavamo che dopo oltre due settimane dalla migrazione informatica la situazione lavorativa, non solo non tenda a migliorare, ma ogni giorno appaia sempre più confusa, caotica e fuori controllo.
Non ci aspettavamo che la prima Banca d’Italia per numero di dipendenti, affrontasse una migrazione di tale portata con tanta superficialità e disorganizzazione, restando sorda agli appelli accorati dei lavoratori che non ce la fanno più, sono sempre più esausti, umiliati ed offesi da chi, in un momento come questo, anziché mostrare sostegno, vicinanza ed attenzione (come in parte ha fatto BPER ammettendo errori e difficoltà fisiologiche), sbandiera con toni trionfalistici l’esatto opposto della realtà con una protervia propria nella storia recente di Maria Antonietta.
Non ci aspettavamo che in una fase di pandemia, ci fossero colleghi anche con disabilità, costretti a stare giornate in piedi in assenza di postazione lavorativa e stretti uno all’altro per carpire qualche info dai terminali dei colleghi, con il block notes sempre a portata di mano per appuntarsi informazioni la cui comprensione necessiterebbe di ben altri tempi e modalità.
Non ci aspettavamo una gestione risorse umane sorda alle esigenze ed aspettative dei colleghi, che sono stati in grande parte sfilati dalla rete commerciale delle filiali per essere assegnati alle FOL o per ruoli mai ricoperti in anni di carriera.
Non ci aspettavamo che la lista delle problematiche fosse così lunga e variegata come la fila delle persone che aspettano fuori le filiali.
Problemi di tutti i tipi: procedurali, organizzativi, operativi, formazione assente, protocolli di sicurezza inesistenti, filiali che scoppiano, telefoni che squillano di continuo, clienti esasperati ed aggressivi, assenza o scarsa presenza degli stewards, plexiglass solo per alcuni fortunati ed ore di straordinario che non compaiono da nessuna parte.
Ma la cosa che più di tutte non ci aspettavamo e non avremmo nemmeno lontanamente voluto immaginare, è riscontrare il critico stato di salute dei lavoratori ad appena due settimane dalla partenza: sono allo spasimo, stremati. Qualcuno non dorme più la notte, tantissimi lamentano problemi correlati al grande stress lavorativo di questi giorni e vanno avanti a forza di farmaci e medicinali. E in questo contesto si stanno anche moltiplicando i casi di colleghi positivi al covid.
Tutto questo non è un successo: è il fallimento completo di un sistema che tratta il lavoratore solo ed esclusivamente in funzione del profitto immediato, senza cercare alcuna empatia e solidarietà con lo stesso!
Tutto questo non è accettabile. Ci attendiamo un veloce cambio di passo chiaro e deciso da parte dell’azienda, che vada nella direzione del ripristino di organici adeguati e posti di lavoro sicuri, che preveda formazione congrua e strutturata ( e non solo sulla “carta”).
Tutto ciò per consentire la tempestiva risoluzione dei tanti problemi sollevati dai clienti e per ripristinare un clima di serenità più consono al nome ed al blasone di Intesa SanPaolo.
Infine auspichiamo un atteggiamento più solidale ed empatico con i lavoratori coinvolti, che non minimizzi le difficoltà e il grande sforzo che stanno affrontando, e che si concretizzi in un bagno di umiltà rispetto alla realtà lavorativa di questi giorni: presupposto imprescindibile e fondamentale per il raggiungimento di ogni tipo di successo!