“Un dipendente pubblico che dice che va a lavorare e poi non ci va, deve essere licenziato”.
Sono queste le parole del Ministro della Pubblica Amministrazione, Marianna Madìa, che alimentano le testate giornalistiche ed i talk show di questi giorni.
UNISIN, riprendendo anche l’intervento della Confsal su questo tema, non può che rimanere sorpresa da tale affermazione che potrebbe far pensare ad una certa “impreparazione” del Ministro in merito alla conoscenza delle norme sul lavoro attualmente vigenti nel nostro Paese.
Poiché certamente così non è occorre, allora, ricercare altrove i motivi per i quali si tenta di rimarcare ed auspicare una severità che, in casi come questi, non sarebbe necessario enfatizzare.
E’ noto infatti che un dipendente pubblico, così come quello privato, che si assenti dal lavoro ripetutamente ed ingiustificatamente o, peggio ancora, falsificando la propria presenza, è già oggi licenziabile e – aggiunge UNISIN – ciò è ineccepibile anche per un senso di giustizia e di rispetto verso chi fa il proprio dovere o cerca un lavoro.
Il riferimento ai giovani è obbligatorio.
UNISIN vuole ricordare che il licenziamento del “truffatore” – quando le evidenze sono inconfutabili – è possibile da sempre, anche quando erano ancora vigenti le “famigerate” tutele dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori ante riforma Monti/Fornero e Jobs Act.
UNISIN è, quindi, preoccupata per le affermazioni del ministro Madìa, anche in riferimento a tutta una serie di recenti ed ingiustificati attacchi ed enfatizzazioni che vanno dall’esercizio del diritto di sciopero dei lavoratori (tra l’altro già molto regolamentato) alla normale contrapposizione del Sindacato rispetto ad alcune scelte economiche dell’Esecutivo che colpiscono in modo inaccettabile il mondo del lavoro.