Roma, 23 marzo 2020. I sindacati bancari Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin preparano la mobilitazione della categoria, a partire da domani, e minacciano lo sciopero: i dipendenti del settore, tra i quali si registrano molti casi di positività al Coronavirus, non operano in condizioni di sicurezza. Ciò perché i dispositivi individuali (mascherine chirurgiche) necessari a proteggere le lavoratrici e i lavoratori non sono stati distribuiti né sono disponibili gel igienizzanti e guanti. «Preso atto dei provvedimenti governativi, che comprendono tra i servizi che restano garantiti i “servizi bancari e finanziar”, ma “nel rispetto delle norme igienico-sanitarie», Vi dichiariamo che ci riserviamo ogni iniziativa di tutela collettiva, fino allo sciopero» scrivono i segretari generali di Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin – Lando Maria Sileoni, Riccardo Colombani, Giuliano Calcagni, Massimo Masi ed Emilio Contrasto – in una lettera spedita questa mattina all’Abi, a Federcasse, a tutte le banche, e, per conoscenza, al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, oltre che alle rappresentanze sindacali aziendali e di gruppo. «In mancanza di urgente positivo riscontro, da parte Vostra e/o direttamente da ciascuna Associata, ci riterremo liberi di assumere, a partire dalla giornata di martedì 24 marzo, ogni necessaria iniziativa di tutela dei nostri rappresentati» si legge nella lettera firmata dai segretari generali di Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin. «Vi abbiamo espresso una forte e unitaria richiesta di chiusura, per almeno 15 giorni, di tutti gli sportelli bancari, che oggi rappresentano purtroppo punti di diffusione del contagio; a tale richiesta ci avete risposto negativamente» aggiungono Sileoni, Colombani, Calcagni, Masi e Contrasto.
«Abbiamo sottoscritto con ABI un Protocollo contenente «misure di prevenzione, contrasto e contenimento della diffusione del virus Covid-19 nel settore bancario», che impegna ABI e quindi le Associate a garantire standard di sicurezza adeguati alla gestione dell’emergenza. Nel Protocollo si è condiviso che “la prosecuzione delle attività produttive può infatti avvenire solo in presenza di condizioni che assicurino alle persone adeguati livelli di protezione”. Il decreto “Cura Italia” definisce ulteriori e necessari strumenti di protezione individuale, prevedendo, all’art. 16, che in mancanza di presidi organizzativi che garantiscano la distanza di sicurezza minima, i lavoratori siano dotati dei dispositivi di protezione individuati dalla stessa legge. Le “mascherine chirurgiche” rientrano tra questi dispositivi di protezione individuali necessari; dispositivi che, insieme a gel igienizzante e guanti, sono peraltro già da tempo in uso generalizzato nei supermercati, ma a tutt’oggi non sono in dotazione dei laboratori del nostro settore, che pertanto non operano in condizioni di sicurezza. Ne è conferma il numero di operatori bancari già contagiati. Il Presidente del Consiglio non ha accolto la nostra istanza, conseguente al Vostro diniego, di provvedere per via legislativa alla sospensione dell’attività delle filiali bancarie; anzi nel DPCM di ieri 22 marzo ne ha confermato l’operatività, rendendo necessario, per la gestione della emergenza, questa nostra ulteriore iniziativa, anch’essa emergenziale, di tutela delle lavoratrici e dei lavoratori» osservano le organizzazioni sindacali.