Le RR.SS.AA. dell’Unità Produttiva di Bari, a pochi giorni dalla fatidica data del 12/4, rimangono attonite nel rilevare l’assoluta ingestibilità della situazione, che sta generando un clima di angoscia e frustrazione fra i colleghi, per una integrazione del Gruppo UBI, portata a termine inopinatamente alla velocità della luce.
L’Azienda – con gran clamore pubblicitario in merito ai primati italiani ed europei del “Gruppo che cresce” – nell’ambito della generale pesante ristrutturazione organizzativa (con la creazione di nuove Direzioni Regionali, diverse articolazioni della Funzione del Personale, o nuovi Business) ha voluto concentrare in un’unica data:
– migrazione informatica delle procedure e ribaltamento dei dati (con gravi “buchi procedurali” che hanno allarmato i clienti UBI i quali non avevano visibilità dei propri rapporti di conto);
– ricollocazione subitanea dei colleghi (spesso contattati all’ultimo istante e trasferiti a con comunicazione a mezzo filo) con assegnazione di mansioni anche diverse, se non inferiori, a quelle precedentemente svolte;
– chiusura di sedi/filiali importanti della piazza di Bari con zone vaste della città lasciate scoperte e relativa migrazione verso altri immobili di tutta la clientela e dei colleghi, anche a distanza considerevole e, spesso, con un vero e proprio “ammassamento” dei colleghi.
Paradigmatica, di questo vero e proprio “corto circuito” che si è creato, è la situazione della Sede di Via Abate Gimma che, per effetto della chiusura della Sede storica di Banca ex Carime (ora UBI) sita in via Calefati (a pochi passi dalla sede di Via A. Gimma), ha visto e vede in questi primi giorni un afflusso abnorme di tutti i clienti UBI alla ricerca di certezze e nuovi punti di riferimento, trattenuti a stento da uno steward, che con fatica cerca di regolare il flusso delle entrate.
Il tutto, in un allegro periodo, in cui la nostra provincia (che è rimasta Zona Rossa fino al 25 aprile u.s.) è tuttora falcidiata dalla pandemia e quindi si sta lavorando ad organici ben al di sotto del normale.
Ringraziamo l’Azienda per aver creduto che le/i dipendenti del rinnovato Gruppo ISP si fossero istantaneamente trasformati (per l’ennesima volta) in supereroeroi capaci di gestire, contemporaneamente e senza punti di riferimento certi:
– il senso di frustrazione, angoscia e rabbia della clientela che vaga, invano, alla ricerca del proprio gestore, della propria filiale e del ripristino della propria normale operatività. Clientela che viene sballottata di qua e di là o affidata ad un numero verde;
– il caos completo nella riportafogliazione, con logiche difficilmente individuabili e la nascita di portafogli “ibridi”;
– una formazione inesistente per i colleghi Ubi, già al front office dal giorno della migrazione, che nemmeno la buona volontà o la fantasia dei colleghi più esperti, già oberati dai nuovi flussi di clientela o dai nuovi incarichi, è riuscita a colmare, con formazione a distanza o on the job;
– l’assenza di responsabili di interi comparti e filiali/distaccamenti, non ancora nominati o totalmente inesperti, per la contemporanea assegnazione dei precedenti ad altre mansioni (in alcuni casi, addirittura inferiori), lasciando ai colleghi la gestione autonoma di ogni problematica, con relative responsabilità del lavoro da svolgere;
– le pressioni commerciali che continuano incredibilmente, incuranti della grave situazione pandemica.
Non osiamo immaginare cosa succederà lunedì 3 maggio per gli inevitabili “assembramenti” determinati dal pagamento delle pensioni per cassa in particolare per le filiali oggetto di accorpamento.
Auspichiamo che i vertici della neonata Direzione Regionale, escano quanto prima dal loro silenzio assordante nei confronti dei colleghi e del sindacato. Aspettiamo risposte chiare e un cambio di passo da parte dell’Azienda senza il quale procederemo nella tutela delle lavoratrici e dei lavoratori con ogni strumento a nostra disposizione.