LA PENA DI VIVERE
di Alba Coscarella
Le Sacre scritture, concludono il racconto della morte del Cristo con la descrizione dei legionari che, per aggiudicarsi la tunica, giocarono ai dadi.
Nel mondo contemporaneo, in ossequio alle esigenze dei media, per portarsi avanti col lavoro, i dadi vengono lanciati prima ancora che il Cristo di turno muoia.
Allora, il caso di una persona che da diciassette anni giace morta in un letto d’ospedale, diventa un avvenimento sociale, politico, elettorale.
Per settimane, in Italia non si è parlato d’altro che dei concorrenti – che definire personaggi o anche solamente persone appare decisamente azzardato – del GF e delle condizioni di Eluana, che ostinarsi a definire persona, diventa quasi blasfemo. Per convincerci che fosse ancora un essere vivente ci hanno mostrato foto di venti anni prima, quando una ragazza nel fiore degli anni sorrideva ad obiettivi amici. Un futuro che si è schiantato una notte di molti anni fa contro un guard – rail e che, da quel momento, è diventato un incubo. In quel tragico momento una persona moriva ed un argomento di conversazione nasceva. Eluana intende, Eluana non intende. Eluana è vigile, Eluana non è vigile.
Eluana soffre, Eluana non soffre più. Quanti gettoni di presenza sono stati elargiti ad esperti di ogni ordine e grado per intrattenere guardoni mediatici sull’argomento. Quante dotte dissertazioni sono state portate avanti sulla pelle – purtroppo solo su quella – di una persona, ogni giorno sempre meno vigile e meno persona, che non poteva ribattere. A differenza di quanto fatto per Terry Schiavo (un caso simile, statunitense, di qualche anno fa) non sono state diffuse foto contemporanee di Eluana che, conseguentemente, continuava ad essere la ragazza sorridente dei campi da sci o l’adolescente ammiccante forse verso il suo primo amore, mentre nella realtà diventava una donna matura cui la vita aveva negato tutto tranne il respiro. Ma il respiro fine a se stesso è vita? Nel dibattito – naturalmente colto – degli ultimi giorni di Eluana, c’è stato qualcuno – molto in alto nella piramide del potere – che è riuscito ad immaginare Eluana come una persona che, tecnicamente, poteva partorire un figlio. Vergogna! Al danno sono state fatte seguire le beffe. Poi, il massimo della fortuna, il caso Englaro si è riacceso durante una campagna elettorale e questo è diventato, per molti, argomento di comizi e di slogan e qualche lacrimuccia a stento trattenuta non ha fatto che aumentare lo share e/o le percentuali nei sondaggi.
Non fanno così anche i coccodrilli che, dopo aver fagocitato le proprie vittime ne completano la digestione piangendo? Ma si sa, il diavolo fa le pentole, ma spesso dimentica i coperchi e così Eluana ha reso tutto inutile, ha smontato questo perfetto meccanismo mediatico, con un vero e proprio colpo di scena, facendo calare il sipario sull’intera triste vicenda. All’improvviso è morta. In silenzio, andandosene in punta di piedi, in maniera quasi inaspettata, stupendo tutti e spegnendo con un ultimo soffio i riflettori impietosamente accesi su di lei. Non doveva farlo; non ha mostrato grande attenzione politica; doveva avere la pazienza di attendere che il caso Englaro diventasse una legge. Sì, perché nei Paesi civili si sta lavorando per sradicare la pena di morte, mentre nei Paesi meno civili si sta lavorando per introdurre la pena di vivere.
Ma Eluana, morendo senza attendere le supreme decisioni dello Stato ha rovinato tutto. Ed ora? Be’…, torniamo al Grande Fratello ed all’ordinaria amministrazione.