“Non chiediamo fondi pubblici né forme di assistenzialismo” afferma con decisione il Segretario Generale di UNISIN, Emilio Contrasto, al termine di un incontro in ABI, e continua spiegando che “il settore del credito è abituato da decenni a gestire con risorse proprie anche le situazioni più critiche”.
“Ciò che i bancari chiedono – chiarisce Contrasto – è di poter utilizzare i propri contributi versati per la NASPi e oggi destinati ad altre categorie per finanziare, almeno in parte, i processi di prepensionamento mediante il Fondo di solidarietà di settore, già interamente autofinanziato”.
Per il Segretario Generale di UNISIN “non si tratta di mettere in discussione forme di solidarietà tra Settori diversi bensì di assicurare alle Lavoratrici ed ai Lavoratori del credito che, in caso di necessità, i loro contributi siano anche destinati al Settore”.
Contrasto ricorda che “ci sono da affrontare processi di ristrutturazione, fusioni, aggregazioni, salvataggi di banche in crisi, causati – nella maggior parte dei casi – da una dissennata gestione manageriale e il Governo non può restare ancora una volta sordo di fronte ad una richiesta di assoluto buon senso che gli viene rivolta unitariamente da Lavoratori bancari e dalle Banche, da Sindacati del settore e da ABI”. Si ricorda che la stessa ABI ha, in più occasioni, confermato che in Italia oggi il numero di sportelli e addetti è al di sotto della media europea.
“Sarebbe irresponsabile ed incoerente – prosegue Contrasto – che quello stesso Governo che ha esteso unilateralmente in via temporanea la durata dei fondi da 5 a 7 anni e che non perde occasione, unitamente ai vertici di Bankitalia che dovrebbero invece dar conto dei tanti disastri causati al Settore da un management evidentemente inadeguato, per dichiarare, in modo del tutto arbitrario, che i bancari sono troppi, non accolga la richiesta di consentire al settore la parziale copertura economica dei prepensionamenti”.
In merito all’altro tema oggetto dell’incontro con ABI, le pressioni commerciali, il Segretario Generale di UNISIN chiarisce che “ABI deve capire che non ci interessa una vacua elencazione di principi priva di applicazioni concrete, per questo bastano i codici deontologici di cui le banche si dotano unilateralmente”. Quello delle pressioni commerciali nel settore creditizio-finanziario, per Contrasto “è un problema che ha notevoli e molteplici criticità e troppo spesso si tende a compensare i deficit in termini di efficiente gestione manageriale con spinte alla vendita che vanno oltre l’umana sopportazione e che, in alcuni casi, hanno anche determinato conseguenze note alle cronache di cui hanno pagato le spese i Colleghi e la clientela”.
Come Sindacati, precisa Contrasto, “stiamo portando avanti un lavoro con l’ente di normazione italiano – UNI – per sviluppare una riflessione sull’importanza dei comportamenti etici e morali in campo finanziario e sociale, per pervenire ad un’applicazione volontaria “dal basso” di comportamenti aderenti a principi etico-professionali. Solo così si può rafforzare la fiducia tra cittadini e banche, per tutelare il risparmio e gli operatori, evitando gli effetti distorsivi della cosiddetta animazione commerciale. E l’ABI non può sottrarsi da un confronto imperniato su questa logica”.