IL BAMBINO SOFFOCATO DALLA MULTIMEDIALITA’ – Lucia Ranieri
Sin dalla più tenera età i bambini d’oggi sono immersi, sensorialmente, in un mondo multimediale in cui televisione, computer, videogiochi diventano sempre più strumenti della vita quotidiana.
Tutti i pomeriggi i bambini italiani trascorrono in media tre ore di fronte alla TV. Hanno ritmi da pensionati, fantasie romanzate e linguaggio “acido”. Stanchi, psicologicamente fragili, lenti nei riflessi, indolenti nello studio e nel lavoro. Definire i minori è impossibile senza parlare di TV, PC, Play Station…governanti del loro mondo, genio della lampada che avvera ogni desiderio, che appare e scompare con un tocco di telecomando. Spontaneamente entrano in relazione con un mondo fondato su regole di simulazione molto lontane da quelle del mondo fisico e naturale, implicitamente stabiliscono con tale realtà virtuale una “interazione partecipata” che coinvolge non solo l’aspetto cognitivo, ma anche quello emotivo e psicomotorio, giacché sono utilizzate anche le abilità oculo – manuali, attraverso le quali il bambino ha il “controllo” sulla macchina. Spesso lontani dalla sorveglianza dei genitori, i minori vengono sommersi da scene di violenza inadeguate alla loro capacità di elaborazione. I videogiochi alimentano l’immaginazione con sfide, duelli, scazzottate, vere e proprie guerre.
I cartoni animati non sono da meno, promuovono modelli di comportamento devianti, dove è sempre il più forte, attraverso la violenza, ad avere successo. Per i bambini la forma diventa sostanza. A dieci anni quel che si vede sul video è uno specchio fedele della realtà, agire di conseguenza diventa istintivo. I danni provocati da una scorretta “esposizione televisiva” sono addirittura quantificabili.
Lo dimostrano gli studi più recenti in campo neuropsichiatrico e comportamentale. Per l’Osservatorio sui diritti dei minori, un bambino assiste mediamente in un giorno a dieci casi di violenza televisiva, tre dei quali si concludono con la morte. Sangue, botte, cadaveri sono disseminati ovunque e colpiscono profondamente l’attenzione e l’inconscio dei più piccoli che passano davanti allo schermo troppo tempo. Emblematico è il caso di un bambino di Genova, che dopo aver visto un episodio della serie di un cartone animato americano ha iniziato ad insultare con parolacce e gestacci genitori e nonni. Dunque, minori narcotizzati dai media che invecchiano sin da piccoli. Davanti alla TV vengono parcheggiati da genitori indaffarati, spesso stressati.
E attraverso la TV si fanno, in “esclusiva” un’idea del mondo dei grandi: imparano che cosa interessa agli adulti, cosa conta veramente nella società. Apprendono una filosofia di vita che premia personaggi sportivi, soubrette e divi del cinema. Ma assistono anche a fatti di cronaca inquietanti, delitti irrisolti, misteri su cui la televisione si getta con voracità destando allarme e preoccupazione. Di fronte a tali affermazioni qual è allora l’atteggiamento più corretto? Certo, il mondo multimediale non è da condannare.
A tal proposito D. Parisi ipotizza una “nuova forma di soggettività infantile” che, attraverso l’utilizzo di strumenti multimediali, amplifica il proprio orizzonte cognitivo. Secondo la sua interpretazione, oggi lo sviluppo cognitivo è influenzato non solo dalla relazione del bambino con l’ambiente fisico-naturale e con l’ambiente sociale, ma anche dall’interazione con gli ambienti artificiali strutturati, che, comunque, giovano alla capacità esplorativa del bambino favorendone lo sviluppo intellettivo.
Questa sorta di “innamoramento” per il mondo tecnologico non è dannosa se viene vista come una delle infinite possibilità di gioco dei nostri piccoli che, principalmente, dovrebbero dedicarsi a giochi all’aria aperta (calcio, corsa, bici..), sfrenarsi, scaricare la loro energia! Non facciamoci intimorire dal freddo! Cerchiamo un parco, un posto con un po’ di verde che possa consentire al nostro bimbo di divertirsi soprattutto con i propri genitori che, troppo spesso sono presi dal ritmo della vita frenetica che li circonda. Vedere il proprio bimbo tranquillo, quasi “ipnotizzato” davanti ad un monitor per ore intere, non dovrebbe essere una bella visione. Potrebbe rappresentare una sorta di isolamento e, con il tempo, trasformarsi, in un aumento dell’aggressività, un vero e proprio ostacolo per l’inserimento nella vita sociale dell’adulto.