L’IMPORTANTE È PARTECIPARE
Alba Coscarella
Quattro anni fa, il Comitato Olimpico Internazionale concesse i Giochi olimpici del 2008 alla Cina. E i diritti umani continuamente calpestati dal Governo di Pechino? Che c’entra! Le Olimpiadi saranno il volano necessario all’ingresso della Cina nel terzo millennio dell’umanità e questo porterà, come ineluttabile conseguenza, il riconoscimento di tutti i diritti umani fino ad oggi ignorati. Deve essere stato effettivamente così, se solo poche settimane fa, l’ONU ha depennato la Cina dall’elenco dei Paesi in cui l’individuo non contava nulla. …E per la serie “la lungimiranza è il nostro forte”, Pechino, per dare la controprova al mondo di aver meritato l’ingresso nel novero dei Paesi a dignità umana, ha ripreso, con calcolo scientifico, il genocidio del popolo tibetano.
Certo, va detto che il Tibet un po’ se l’è cercata, in quanto “approfittando indegnamente dell’avvicinarsi delle Olimpiadi ha riacceso i riflettori sul problema”. Sotto la guida violenta e sanguinaria del Dalai Lama, un gruppo di esagitati monaci buddisti, armati fino ai denti di rosari e santini, è sceso in campo pronto a trucidare delle indifese guardie cinesi, armate solo di bazooka, manganelli, pistole e fucili. È fin troppo ovvio immaginare come sia andata a finire. Mentre il Dalai Lama incalzava la propria “cricca” al grido “pace per il Tibet”, Pechino senza perdere tempo nel rispondere si limitava a compiere una serena carneficina. Dopo aver assistito ad una repressione brutale e sanguinaria, la società evoluta e civile si interroga sul “vado o non vado?”.
E in un monologo degno del primo Moretti si domanda “si nota di più se partecipo; e se partecipo si nota di più se indosso solo i colori della mia nazione o se, a sostegno del Tibet, indosso anche qualcosa di arancione?”. Intanto nessuno ferma la strage, anche perché se si dovesse fermare, il mondo civile ed evoluto su cosa potrebbe interrogarsi?
Certo, si potrebbe obiettare che quando qualche mese fa il Dalai Lama è venuto in Occidente e specificatamente in Italia, il problema politico l’ha creato perché, per non dispiacere gli amici cinesi, alcuni politici non hanno proprio accettato di riceverlo, altri lo hanno ricevuto solo sul pianerottolo della propria abitazione privata, altri ancora – i più furbi – lo hanno ricevuto in maniera pubblica ma, per distrarre Pechino, lo chiamavano Giovanni, in modo che non capisse bene che si trattasse di lui. Indubbiamente, se questo è il criterio scelto dall’Occidente per tutelare i diritti umani, come mete per le prossime vacanze, ci conviene scegliere Lhasa o il Kurdisthan, perché almeno in quei posti quello che ti aspetta non ha misteri