Ritorno al Nucleare
Enzo Parentela
Lo scenario energetico dei nostri giorni non è certo confortante. Il prezzo del petrolio, che con un appropriato sillogismo è altrimenti detto “oro nero”, è salito, arrivando a toccare livelli inconcepibili sino a pochi mesi addietro. Anche se di recente si è registrata una riduzione del costo alla produzione, che peraltro ha interessato di poco la vendita al dettaglio, nessuno si fa illusioni sul futuro del prezzo dei carburanti.
L’ingresso nel mercato industriale dei Paesi emergenti, Cina e India in primis, hanno fatto crescere vertiginosamente il consumo di prodotti petroliferi al quale i Paesi produttori non hanno potuto sopperire, come avveniva in passato, con un aumento di produzione. Le previsioni per il futuro sono ancora più pessimistiche.
Nemmeno la scoperta e lo sfruttamento di nuovi importanti giacimenti petroliferi, nel circolo polare artico, potranno invertire la tendenza in aumento del costo del petrolio anzi, le spese di estrazione, certamente più elevate, incideranno ancora di più sul prezzo del famigerato barile. Inoltre, lo sfruttamento dei giacimenti petroliferi presenti al Polo artico, sarà causa inevitabile di tensione tra i Paesi confinanti tra i quali Russia, Usa, Norvegia, Danimarca e Regno Unito.
Alcune di queste nazioni, già da ora, si sta attivando per reclamare la sovranità sui territori del Polo artico, fino ad ora considerati terra di nessuno e protetti dai trattati internazionali. Accanto al costo economico, il consumo di petrolio, ha un pesante impatto sull’equilibrio ambientale dell’intero pianeta, con conseguenze ancora difficilmente calcolabili sia per quanto riguarda l’ecosistema, che il moltiplicarsi di malattie conseguenti all’inquinamento. Non è lontano il momento in cui le risorse petrolifere cominceranno a scarseggiare.
Non è più procrastinabile, dunque, per nessun Paese tecnologicamente avanzato, rimandare la scelta su fonti energetiche alternative, sia dal punto di vista economico che da quello ambientale. Nel 1987 gli Italiani, con un Referendum, si pronunciarono contro lo sfruttamento dell’energia nucleare. Da quella data, di conseguenza, il nostro Paese rinunciò ad aprire nuove centrali, chiudendo quelle già esistenti. Fu una scelta consapevole, effettuata sulla spinta emotiva del disastro della centrale di “Chernobyl” in Ucraina.
Oggi, venti anni dopo, intraprendere la scelta di realizzare centrali nucleari in Italia potrebbe essere una soluzione alla crisi energetica, ma non è detto che sia l’unica soluzione. L’energia nucleare, è, allo stato attuale una modesta alternativa al petrolio.
Nuove centrali darebbero al nostro Paese l’opportunità di liberarsi, marginalmente, dalla dipendenza energetica, con limitati benefici sulla bilancia dei pagamenti. Restano, inoltre, ancora attuali le vecchie argomentazioni che, all’epoca del Referendum, portarono alla bocciatura della scelta nucleare.
Al momento, c’è ancora, in primo piano, il problema dello smaltimento delle scorie radioattive, che mantengono la loro pericolosità per centinaia di anni. Poi, il rifornimento dell’Uranio che dovrà essere importato dall’estero, proprio quando, stando agli studi dell’agenzia internazionale per l’energia atomica, comincerà a scarseggiare dal 2025-2035, con conseguenze facilmente immaginabili sul nostro portafoglio. Occorre, ancora, considerare, oltre ai tempi di realizzazione delle centrali (non meno di 15/20 anni), il problema della loro sicurezza.
È recentissimo l’allarme, per fortuna senza conseguenze, lanciato in Europa, a causa di alcuni incidenti verificatisi proprio in centrali europee, in Francia e in Slovenia, praticamente a due passi da casa nostra. Né può essere trascurato il consumo elevatissimo di acqua, necessario al raffreddamento dei reattori nucleari, proprio quando, sul nostro scenario futuro, si affaccia il problema della carenza di acqua potabile e irrigua. Quale sarà l’energia del futuro? Probabilmente ci aspetta un periodo di transizione, nel corso del quale, non potremo fare a meno dell’energia nucleare, con tutti i ma e i se conseguenti.
L’alternativa rappresentata dallo sfruttamento delle energie rinnovabili presenti in natura quali il sole, il vento, le onde marine, le biomasse, l’idrogeno, se è vero che, al momento, non è sufficiente a sopperire al consumo petrolifero, è altrettanto vero che rappresenta l’unico futuro possibile per l’energia. Investire sul futuro significa adesso sostenere economicamente la ricerca tecnologica per l’utilizzo di metodi sempre più innovativi ed ecologici, con una crescente produzione di energia sicura e pulita