LE FALSE ILLUSIONI DI UN TENORE DI VITA TROPPO ALTO
Dino Spica
L’analisi economica del nostro Paese, a livello di indebitamento delle famiglie, portava, fino a pochi anni fa a considerare la realtà italiana come atipica, se paragonata all’intero sistema occidentale. Si valutava, infatti, la differente incidenza del dato sopra descritto rispetto alla media delle famiglie dei così detti Paesi industrializzati.
Tale analisi, ritenuta da molti come una anomalia del sistema Italia, evidenziava i margini di opportunità per il sistema creditizio e la possibilità, attraverso una specifica rete dedicata alla concessione del credito al consumo, di solcare un mercato dalle vaste potenzialità. Ciò avrebbe comportato, sempre in relazione a tale valutazione, un’ulteriore crescita del sistema bancario ed un “ripianamento” del gap che separava il nostro Paese dagli altri.
A seguito di ciò, in pochi anni, sono scaturite alcune azioni di riorganizzazione del sistema creditizio, volte a creare appositi segmenti atti a cogliere le opportunità sopra descritte. Nascevano, così, tutti i vari settori dedicati al credito al consumo che, senza dover enucleare particolari nomi, hanno proliferato in maniera esponenziale.
Gli italiani, in genere, hanno, lentamente, mutato il loro status di cittadini “risparmiatori” in cittadini “consumatori”. A questo punto, però, si è venuta a creare una situazione, catalizzata altresì dalla congiuntura economica circostante, nella quale l’indebitamento non poteva essere considerato un elemento positivo.
Ora, l’italiano medio si trova a far fronte, oltre che alla carenza occupazionale (meno disoccupati forse, ma più precari…), all’inflazione (ben oltre sopra le stime ufficiali), alla sfiducia nel mercato ed alla instabilità politica, anche alla piena incapacità di “produrre” risparmio. Ebbene sì, il popolo dei “Bot people” non è più tale anzi, considerando anche l’invasione di prodotti finanziari più o meno validi lanciati sul mercato ed i loro effetti disastrosi, non riesce nemmeno a far fronte al proprio indebitamento ma, contemporaneamente, non rinuncia più a nulla di ciò che una volta era considerato superfluo.
Si è, dunque, creata un sistema sociale nel quale: – non si riesce a risparmiare; – non si vuole rinunciare; – non si riesce a far fronte alle spese; – si è spinti sempre più all’acquisto “superfluo” (anche se con rate da 5 € al mese).
A realizzare questo scenario, a dir poco inquietante, hanno contribuito una miriade di società finanziarie o presunte tali che, in barba alla valutazione del merito creditizio, hanno continuato ad erogare al consumo, sulla base del criterio che la “quantità è meglio della qualità” e necessariamente con l’applicazione di tassi poco al di sotto dei limiti usurai. È ovvio che lo stato attuale delle cose non consente un repentino ritorno alla situazione precedente come lo è altrettanto che il sistema, se protratto ancora in questi termini, è destinato ad involversi su se stesso (i mutui sub prime americani insegnano).
Qual è dunque la ricetta per riordinare il caos economico venutosi a creare e per arrestare una spirale di tale portata? Non sarà certo questo articolo a fornire la soluzione che, probabilmente, scaturirà dal sistema stesso; importante sarà vedere quanti “caduti” lascerà sul campo e da quanti Governi dovremo sentire, tanto per citare Winston Churchill, “non ho nulla da offrire se non sangue, fatica, lacrime e sudore”.