PORTE APERTE AI GIOVANI COLLEGHI
Natale Zappella
Chi mi conosce sa che non amo scrivere per due semplici motivi.
Innanzitutto, credo che chi scrive dovrebbe avere il dono di far vivere il suo stato d’animo, le sue emozioni, il suo “voler dire e pensare” a chi legge. Molti dei colleghi che scrivono sul nostro giornale hanno tali doti, io, purtroppo, non credo di essere tra questi. Inoltre, chi mi conosce sa che preferisco parlare, confrontarmi direttamente con il mio interlocutore.
Mi piace, infatti, guardare negli occhi chi ho di fronte e non voglio preoccuparmi di pesare la grammatica ed il linguaggio.
Mi fa piacere arrivare al mio interlocutore così come sono, senza mascherarmi dietro una frase ricercata o una citazione di qualche noto personaggio. Sono, ovviamente, anche consapevole che il ruolo che ho, ormai, raggiunto all’interno del Sindacato mi impone maggiore attenzione, soprattutto in determinate circostanze, nel modo di esprimermi e di propormi con il mondo esterno.
Ma quando posso cerco ancora di buttar via la mia “corazza” professionale per ritornare ad essere il Natale di sempre, magari un po’ sempliciotto nel modo di esprimersi ma sicuramente schietto e corretto nelle cose che pensa e dice.
Dopo questa premessa – doverosa per chiarire il perché, magari, non sempre riesco ad essere presente come vorrei sulle pagine del nostro giornale – proverò a soffermarmi su un argomento che mi interessa e, al tempo stesso, mi preoccupa: quale futuro ci aspetta nel nostro Gruppo? Mi pare evidente che, a proposito di futuro del Gruppo, il mio ruolo di Segretario della FALCRI – UBI mi porta a riflettere, soprattutto, su due aspetti: sul futuro del Gruppo UBI inteso come Azienda – quindi come prospettive e “pericoli” per i colleghi che in esso operano e per quanti domani dovranno operarci – ma anche come ruolo e funzione della FALCRI all’interno di un Gruppo in continua evoluzione.
La domanda che mi pongo è come la FALCRI dovrà strutturarsi ed agire per svolgere al meglio la sua funzione di tutela e supporto dei propri iscritti e di tutti i dipendenti UBI. Per quanto riguarda l’Azienda UBI, presumo sia imminente una nuova fusione, o, comunque, un’acquisizione di sportelli. Sono state proprio le dichiarazioni rilasciate, più volte, dai vertici aziendali a suffragare questa mia previsione ed a farmi supporre che il futuro del nostro Gruppo sarà inserito in un piano globale di ristrutturazione del sistema bancario italiano. Stiamo assistendo a cambiamenti – negli anni ad intervalli di tempo sempre più ravvicinati – che devono incalzare il Sindacato, nel suo complesso, a misurarsi con uno scenario diverso, oltre che nella classica funzione di tutela dei colleghi, anche su un ulteriore aspetto che consiste nella ricerca di nuovi elementi da formare ed inserire negli organici della FALCRI. In altre parole, lavorare oggi per garantire il ricambio e la continuità all’interno dell’attività e dell’impegno sindacale di domani. Pertanto, uno dei compiti dell’attuale dirigenza dovrà essere la ricerca di nuove risorse da inserire all’interno dell’Associazione.
Credo fermamente che se avremo la capacità di individuare ed invogliare nuovi colleghi verso l’attività sindacale, riusciremo meglio ad inculcare, anche nelle nuove generazioni, quello spirito di collaborazione comune, di mutua assistenza, di lotta e di tutela dei diritti che sembrano essere sempre più assenti nel mondo del lavoro in generale, compreso il settore del credito.
Occorre, allora, aprirsi e confrontarsi a 360 gradi con le nuove generazioni, senza timore e senza pregiudizi.
Ben vengano le nuove forze, le nuove vocazioni che sapranno dare nuovo vigore all’attività sindacale. Il mondo è in continua evoluzione ed il Sindacato ha l’obbligo di stare al passo con i tempi. Chi, come me, lavora in Banca da tantissimi anni, ricorda forse con un po’ di rimpianto “i bei tempi”, quando si lavorava in una Banca indipendente, quando non c’erano i budget, quando non c’era l’esigenza di confrontarsi con una concorrenza ed un mercato tanto agguerriti.
A volte, vorrei avere la forza ed il potere di far tornare indietro gli orologi, anche solo per recuperare alcune di quelle prerogative che come lavoratore ho visto venire meno nel corso degli anni, in particolare nei confronti delle nuove generazioni, di colleghi entrati dopo di me.
Il Sindacato, come ben noto, non è attore nelle disposizioni strategiche dei banchieri ed interviene solo dopo la fase decisionale, al fine di cercare di limitare le ricadute sui lavoratori di scelte e decisioni prese dai “padroni”. Bisogna, pertanto, dotarsi nel migliore dei modi, impiegando ogni sforzo e capacità individuale, per svolgere con competenza tale compito, coinvolgendo tutti i colleghi, direttamente ed indirettamente, impegnandoci, uniti, per favorire l’attività sindacale, irrorandola di nuova linfa e di nuove sollecitazioni. La FALCRI ha sempre premiato la partecipazione sindacale, considerando la freschezza di pensiero delle “nuove leve” come un contributo prezioso.
Da parte mia, sono convinto che chi resta seduto inerte, non occupandosi, più di tanto, delle prospettive future, sarà, inevitabilmente, travolto dal succedersi degli eventi. Una cosa è certa: lì, fermo ad aspettare, non troverete mai me!