I LEGHISTI E IL RESTO DELL’ITALIA
Nino Lentini
Quando pensi di sapere tutto su alcune cose e credi che certi pensieri non debbano neppure sfiorarti, succede, inevitabilmente, qualcosa che ti smentisce.
Capita, a volte, di restare quasi inebetito, perché, nonostante tutto, documenti alla mano, continui a pensare che forse quello che hai letto è solo frutto della tua fantasia. Allora riapri il documento e lo rileggi per la seconda volta. Alla fine, devi renderti conto, tuo malgrado, che quello è il suo contenuto.
È quanto accaduto a me, sfogliando il settimanale “Panorama” del 4 dicembre 2008, nel leggere l’articolo “Il ministro: la crisi si può battere, così”. Riporto testualmente le prime tre righe dell’articolo – intervista: “Nei giorni scorsi la CGIL di Treviso ha chiesto di bloccare gli ingressi di immigrati per evitare che la crisi ricada sui lavoratori del Nord- est…”.
Possibile che il mondo sia cambiato e peggiorato fino a questo punto? Possibile che una grande organizzazione come la CGIL, seppure con riferimento al solo territorio del Nord- est italiano – anche se, ad oggi, non mi risulta alcuna smentita da parte della struttura centrale – possa esprimere un pensiero del genere, immaginando che in questo modo si possa evitare la crisi dei lavoratori del Nord- est? Cerco, allora, di comprendere quali danni possano provocare gli immigrati che arrivano in Italia con l’idea di aiutare la propria famiglia con un lavoro onesto.
Non rubando a nessuno. Facendo i lavori più umili, nelle fabbriche, nei campi, nell’assistenza ad anziani e ai disabili. A me sembra che gli immigrati debbano essere considerati una risorsa per il nostro Paese, che meritino il rispetto dovuto ad ogni persona che lavora per assicurare una vita dignitosa a se stesso e alla propria famiglia. Si vede, però, che non tutti i nostri concittadini sono dello stesso avviso. Dovremmo ricordarci, più spesso, quando ad emigrare eravamo noi italiani. Quando eravamo noi ad espatriare illegalmente in centinaia di migliaia. Quando eravamo accusati di essere tutti mafiosi e criminali, di essere così sporchi da avere interdetta, perfino, la sala d’aspetto di terza classe. Questo è accaduto fino a pochi decenni fa. “L’Orda, quando gli Albanesi eravamo noi” di Gian Antonio Stella è un libro che racconta, in modo dettagliato e crudo, quelle che sono state le umiliazioni subite dagli italiani emigranti.
Ma la memoria corta degli italiani è ormai proverbiale! La stessa Chiesa è costretta spesso ad intervenire criticando le politiche discriminatorie che l’attuale Governo sta promulgando e su quelle che propone. L’ultimo affondo ha riguardato la richiesta di una tassa sul permesso di soggiorno (anche per il rinnovo) per gli extracomunitari. Emendamento leghista al Decreto anti – crisi (50 euro la somma da versare), bocciato dal Governo ma sostituito da una delega all’Interno e all’Economia che stabilisca, per decreto, l’ammontare della cifra. La CEI ha ritenuto doveroso dissentire da tale provvedimento, con parole di biasimo: “…inaccettabile balzello che rivela una aberrante criminalizzazione del fenomeno migratorio”.
La replica del Ministro dell’Interno, Maroni, si è limitata a sottolineare come i provvedimenti fossero in linea con quelli degli altri Paesi europei. Intanto, al Senato, passava la norma che trasformava in reato l’immigrazione clandestina, pur se punito soltanto con un’ammenda fino a 10.000 euro “per chi entra o soggiorna illegalmente in Italia”.
Non il carcere come voleva la Lega, che comunque ha esultato, perché vedeva passare l’articolo che ha introdotto una tassa di 200 euro per chi richiede la cittadinanza. Vane ed inascoltate le proteste dell’opposizione che ha fatto rilevare quanto costeranno allo Stato i processi contro questi clandestini (da una prima stima attorno ai 400 milioni di euro). La cosa più grave, però, è che i datori di lavoro rischieranno il carcere fino a cinque anni, per favoreggiamento reale, anche solo nei confronti di una badante irregolare. In verità, le proposte della Lega si sono spinte oltre. Volevano obbligare i medici – compresi gli ospedalieri – a denunciare i clandestini.
Alla risposta corale di proteste, il provvedimento non sembra, per il momento, avere avuto seguito. È innegabile come una normativa così dura nei confronti degli immigrati penalizzi ogni sforzo fatto, fino ad oggi, a favore delle politiche di integrazione. Gli immigrati occupano posti di lavoro, di fatto, lasciati scoperti dagli italiani, che, nonostante la crisi economica, non riescono da soli a rispondere alla domanda di badanti o di manodopera in luoghi disagiati.
Anche se, viste le critiche, sembra difficile, che si arrivi a varare la norma per un permesso di soggiorno a pagamento, resta evidente che una parte della maggioranza di Governo, disconosce apertamente ogni tipo di politica di accoglienza, mostrando poco rispetto per la persona straniera anche se malata e non ancora nata. Perché tanta meraviglia, allora, per l’orribile pestaggio gratuito, ai danni dello studente ghanese – con tanto di foto trofeo del giovane picchiato – avvenuto nella “civilissima” Parma, da parte di quattro vigili urbani, nel settembre 2008? Michele Serra, dalle colonne di “la Repubblica” ha, generosamente, ricondotto la vicenda al “deterioramento ambientale” intriso di razzismo strisciante che ci circonda e che ha finito per coinvolgere gli stessi vigili picchiatori. Può darsi.
Ma, per quanto la cultura dominante possa influenzare, è sempre la coscienza individuale a fare la differenza. Non tutti gli italiani sono favorevoli ad iniziative politiche che mortificano il lavoro degli immigrati. E, soprattutto, sono molti gli italiani che si dissociano dalle iniziative leghiste del Governo in carica.