NON BASTA UN GIORNO, NON BASTA UN MESE…
Bianca Desideri
Non solo 8 marzo, non solo Marzo – donna, per ricordare l’importanza e la necessità di una più attenta valorizzazione delle donne nella società, nella famiglia e nel mondo del lavoro. Risorsa quasi instancabile, la donna ha mutato nel corso dei secoli la sua condizione, candidandosi a ricoprire oltre al classico e stereotipato ruolo di madre (sempre validissimo ed imprescindibile), quello di moglie, sorella, ma anche un’identità più completa di “persona” in quanto tale, senza considerare il contesto e la situazione nella quale in cui si trova ad operare. Un balzo in avanti che dal secolo scorso (il XX secolo sembra così lontano!) ad oggi ha fatto maturare nelle donne la consapevolezza che le capacità e le abilità di cui sono naturalmente dotate devono essere riconosciute al pari di quelle degli uomini. Il superamento delle disuguaglianze ancora esistenti nella nostra società, un maggiore equilibrio ed una maggiore consapevolezza della ricchezza che le differenze di genere producono nelle organizzazioni, a qualsiasi livello e di qualsiasi tipo, non possono non diventare una priorità. A maggior ragione quest’anno, che è stato dichiarato dalla Commissione europea “Anno europeo delle pari opportunità per tutti”, proprio nell’ambito di un processo volto alla promozione dell’uguaglianza e della non discriminazione, in Europa. Non a caso, a Gennaio è entrato in vigore il regolamento definitivo dell’Istituto per l’uguaglianza di genere, sottoscritto dal Parlamento europeo e il Consiglio d’Europa.
Gli obiettivi dell’Istituto per l’uguaglianza di genere sono i seguenti:
* sostenere e rafforzare la promozione dell’uguaglianza di genere, compresa l’integrazione di genere in tutte le politiche comunitarie e le politiche nazionali che ne derivano.
* Sostenere e rafforzare la lotta contro le discriminazioni fondate sul sesso. * Sensibilizzare ed informare i cittadini dell’Unione in materia di uguaglianza di genere.
* Fornire assistenza e sostegno tecnico alle Istituzioni della Comunità (in particolare alla Commissione) e agli Stati membri nella lotta alle discriminazioni fondate sul sesso.
Un anno dedicato alla lotta contro le discriminazioni basate sul genere, sulla razza, sull’origine etnica, sulla diversità di opinione, sulla disabilità, sull’età. Un’accelerazione evidente per focalizzare strategie ed interventi da porre in atto per ottenere la piena applicazione da parte degli Stati dell’Ue della normativa antidiscriminatoria.
La Commissione europea ha deciso, quindi, di proporre quattro temi chiave: diritti: aumentare la consapevolezza del diritto di uguaglianza e non discriminazione; rappresentanza: stimolare un dibattito sui modi per aumentare la partecipazione dei gruppi sottorappresentati nella società; riconoscimento: celebrare e accettare le diversità; rispetto e tolleranza: promuovere una società più coesa.
Temi certamente non facili da trattare e densi di implicazioni a livello sopranazionale e nazionale.
Non si deve dimenticare che il nostro Paese è fanalino di coda per quanto riguarda il rispetto delle pari opportunità. Pur avendo una legislazione che garantisce, in teoria, la parità, purtroppo, non si comprende – ovvero si comprende fin troppo bene – come mai questa parità sia “imperfetta” e come mai le donne non riescano ad avere una corretta rappresentanza, pur costituendo quasi la metà della popolazione, e non riescano a rompere quel soffitto di cristallo, che più che cristallo sembra costituito da metallo tanto sottile quanto indistruttibile.
In qualità di sindacaliste dobbiamo adoperarci sempre, ma forse con un impegno più pressante in questo 2007, nella promozione di prassi giuste e momenti di confronto ed incontro, utilizzando soprattutto gli strumenti, contrattuali e legislativi, per favorire le pari opportunità, tentando di conciliare i tempi di vita – soprattutto delle giovani donne madri – con i tempi di lavoro, far sì che le differenze di genere costituiscano una ricchezza per la società, per il mondo del lavoro e per il Sindacato e non più un elemento di palese disparità.