IL PARADOSSO POSSIBILE
Alba Coscarella
Con il termine paradosso si indica qualcosa che arriva a conclusioni che contrastano con il senso comune o che appaiono contraddittorie.
Capita, però, che la realtà, talvolta, superi la logica diffusa. Agli albori del Cinquecento, quando Galileo Galilei formulava le sue teorie, alle affermazioni che la Terra fosse rotonda e che girasse intorno al Sole, le reazioni erano, più o meno: “La Terra gira intorno al Sole? Assurdo! La Terra è rotonda? Inconcepibile!”. Per ricondurlo sulla strada della ragione non esitarono a sottoporlo a processo e non potendolo convincere in altro modo, non esitarono a prospettargli torture e scomuniche.
Alla fine, stremato, abiurò ma con la segreta convinzione di essere nel giusto. Eppure, le stesse affermazioni pronunciate oggi ci farebbero rispondere “Ovvio!”. Tanto ovvio che, a cinque secoli di distanza, gli eredi diretti di quei giudici, implacabili nell’accusarlo addirittura di eresia, ne celebrano il giubileo.
Il paradosso, infatti, altro non è che un concetto che va oltre quella che – tempo per tempo – è l’opinione comune espressa su un concetto.
Naturalmente, opinione comune molto spesso equivale a dogma, ma altrettanto spesso non equivale a verità. Solo pochi anni fa, il “sogno” di Martin Luther King appariva come un paradosso in un’America che solo nominalmente non è più razzista.
È innegabile che basta vivere pochi giorni negli U.S.A. per notare come, naturalmente del tutto fortuitamente, i lavori più umili siano svolti quasi esclusivamente da gente di colore e come, del tutto casualmente, quando incontriamo un negro tendiamo a scostarci, non per fargli gentilmente spazio, ma per evitare anche il più leggero e superficiale contatto.
Si sa, i negri puzzano. Per carità io non sono razzista, anzi penso che dovremmo aiutare i Paesi da dove provengono in modo da evitare che essi (essi e non loro) vengano ad abitare a fianco a noi. D’altra parte è un fatto consolidato che nei quartieri dove si insediano i “coloured” le case perdono valore. Altro che sogno americano! I negri discendono direttamente dalle scimmie, l’unica cosa che possono fare – oltre all’accattonaggio – è pulire i vetri, i camini e costruire case, perché sanno arrampicarsi come nessun altro. Tutto ciò che esula da queste caratteristiche, sembra meno adatto alle loro attitudini! Per carità, certamente anche loro hanno diritto allo studio. Ma in scuole tutte per loro, magari, e limitatamente all’obbligo scolastico.
La laurea? Troppo grazia. Cosa se ne potrebbero fare sui piloni di un ponte in costruzione? Carriera nella pubblica amministrazione? Al massimo nell’esercito, specie ora che l’America ha deciso di portare la democrazia in varie parti del mondo; oltretutto potrebbe servire ad evitare che venga colpito uno dei nostri. Un negro importante? Paradossale! Per chiunque abbia studiato un po’ di storia e di letteratura americana, gli stereotipi sopracitati hanno l’effetto di un ritornello stonato, perché fin troppe volte ripetuto ma, maledettamente, reale. Quando il 20 gennaio 2009, un uomo di colore ha giurato come 44° Presidente degli Stati Uniti d’America, diventando l’uomo più importante del mondo, anche l’ambizioso sogno di Martin Luther King diventava ricordo.
Il plebiscito elettorale che ha contraddistinto l’elezione di Barack Obama alla Presidenza degli Stati Uniti ha superato ogni immaginazione, ogni aspettativa e continua a stupirci, ancora oggi, ogni volta che ci ripensiamo. Come direbbero gli americani: “unbelievable! ”.