A PICCOLI PASSI
Emanuela Frosina
Tutto era cominciato, circa un anno fa, con l’ordinanza anti-lavavetri di un sindaco di centro-sinistra: legittima ed innocua, dissero allora in molti. Ed ecco, oggi, dove siamo arrivati, a piccoli passi, un decreto legge qui, un’iniziativa d’un ministro là: stanno per essere istituzionalizzate le cosidette “ronde civiche”, sebbene autorevolissime voci ne abbiano evidenziato tratti d’incostituzionalità, oltre che la palese inutilità pratica; i medici sono stati esplicitamente invitati (salvo precipitose rettifiche) a denunciare chi ricorre a cure mediche ma risulta privo di permesso di soggiorno; chi ospita in casa propria, ovvero affitta una propria abitazione ad un irregolare, è considerato correo, nel nuovissimo crimine di clandestinità, in via di approvazione definitiva. Il rilascio dei permessi di soggiorno è stato sottoposto a sovrattasse molto pesanti per chi guadagna appena di che sopravvivere, e sono stati resi più difficili e macchinose le procedure per i ricongiungimenti familiari; la perdita del lavoro comporta ipso facto, dopo alcuni mesi, l’espulsione dell’ex regolare ripiombato nel limbo della clandestinità; i tempi, già di per sé molto lunghi, di residenza degli immigrati nei centri di raccolta e di prima ospitalità sono stati allungati a dismisura, sino ad apparire “forme velate” di detenzione. C’è poco da stupirsi se una preside solerte si è sentita in dovere di stilare un elenco di alunni, figli di presunti clandestini, su di una lavagna e di fronte a tutta la classe.Certo, c’è l’emergenza-sicurezza, che pretende risposte e soluzioni dai nostri politici; risposte non più urgenti o pressanti di quelle che pretenderebbero da tempo fenomeni ben più vasti e radicati sul suolo nazionale, quale, ad esempio, il potere economico e politico della criminalità mafiosa, che minaccia i cittadini italiani con molta più incisività e violenza del fenomeno immigrazione, e che indisturbato ha ormai invaso il mondo degli appalti pubblici, corrotto le pubbliche amministrazioni, distorto l’economia di almeno quattro Regioni, distrutto con il controllo dell’usura la vita di tanta gente.
Tuttavia, è evidentemente più semplice, oltre che produttivo, in termini d’immagine e di eco mediatica, insistere sul tema degli immigrati, ed in tal modo soffiare colpevolmente sul fuoco mai sopito del razzismo e dell’intolleranza, di fascista memoria.
Esponenti di primo piano della politica nazionale hanno affermato qualche giorno fa, con molta serietà, che non vogliono un’Italia multietnica; peccato che non abbiano avuto il tempo di guardarsi attorno, e di accorgersi che multietnica, per fortuna, l’Italia è già da un bel po’ di tempo; e che, se così non fosse, il saldo demografico (morti/nati) sarebbe da un bel pezzo negativo, i nostri vecchi giacerebbero da soli in tristi case di riposo, le fabbriche del nord-est avrebbero dimezzato la produzione e i campi del sud sarebbero stracolmi di pomodori e patate che nessuno vuol più raccogliere. L’affermazione che non può esistere un’immigrazione senza regole – affermazione correttissima e condivisibile da ogni persona dotata di buon senso – non può e non deve tradursi in un nuovo diritto: quello del rifiuto aprioristico, ed esso sì, senza alcuna regola.Non so come possa altrimenti essere definita la prassi inedita del respingimento di profughi in alto mare, senza alcuna preventiva identificazione, senza l’offerta di adeguate cure medico-sanitarie urgenti, senza la doverosa verifica della presenza di minori, di ammalati, di perseguitati politici. Non a caso, i recenti episodi avvenuti in acque italo-maltesi sono stati oggetto di unanimi critiche internazionali.
Abbiamo tutti davanti agli occhi, ancora, le terribili immagini del cadavere di una giovane incinta, morta perché non forte abbastanza per salire appesa ad una cima di salvataggio, sulla nave cargo che abbiamo ritenuto orgogliosamente di respingere.
Una giovane donna appena diciottenne, il cui corpo senza vita è rimasto per giorni, accanto ai compagni di viaggio più “fortunati”. Di fronte a quell’immagine, mi domandavo dove fossero, in quel momento, i paladini dell’embrione, i tutori dello spermatozoo sacro, della vita inviolabile in tutte le sue forme e sino alla fine, anche nelle condizioni più terribili.
Quelle due vite giovani e sane, della donna e del suo bambino ancora non nato, non meritavano, evidentemente, lo stesso rispetto e lo stesso amore; o forse, anche in questi frangenti, ci sono evidentemente delle vite di serie A e delle vite di serie B. E ci sono vite che non valgono assolutamente nulla. Quelle immagini, non le avremmo mai viste, se tre giornalisti coraggiosi non fossero saliti a bordo dell’imbarcazione – aiutati dallo stesso comandante – filmando tutto, e non avessero costretto i nostri governanti a cambiare precipitosamente idea. Ma l’atroce vicenda è servita a poco, non certo a modificare l’impostazione generale, provinciale, angusta e raffazzonata, della nostra politica nei confronti dell’immigrazione. Altri barconi di disperati sono stati respinti, altri essere umani sono stati rifiutati. Occorrerebbe una diversa qualità umana e politica, nei signori che ci governano ed in coloro che li aizzano e li approvano; uno sguardo più profondo e più alto, che credo – purtroppo – non siano dotazione di tutti.