UN UOMO AL QUALE OGNI LAVORATORE DEVE ESSERE GRATO
di Gianfranco Suriano
Gino (Luigi all’anagrafe) Giugni nato a Genova il 1 agosto 1927, fu avvocato, professore universitario di Giurisprudenza in diverse Università e giuslavorista di grandissimo livello, prima di intraprendere la vita politica attiva nelle fila dell’allora partito socialista. Già nel 1960 attirò l’attenzione del mondo del lavoro e di tutte le sue componenti sociali, pubblicando il libro “Introduzione allo studio dell’autonomia collettiva”.
Il suo studio, pose l’accento su una esigenza riformatrice del sistema di relazioni sindacali. In pratica la “geniale intuizione” del compianto Gino (ci piace ricordarlo con quella confidenzialità che spetta ad un caro amico) fu quella di rendersi conto che lo sviluppo produttivo del nostro Paese – caratterizzato dalle partecipazioni pubbliche di quel tempo – necessitava della modernizzazione delle relazioni industriali che dovevano prevedere precise regole di rappresentanza dei diritti e delle istanze delle lavoratrici e dei lavoratori italiani.
Nasce, anche grazie a lui, nella primavera del 1970, lo Statuto dei Lavoratori, che rappresenta il riconoscimento della legittimità, nel quadro Costituzionale e dei principi fondativi della Repubblica Italiana, dell’ordinamento sindacale.
Con l’approvazione da parte del Parlamento dello Statuto dei Lavoratori, voluto fortemente da Gino Giugni, si riconosce l’esistenza del diritto sindacale. Da quell’intuizione sono scaturite via via le misure legislative che costituiscono la storia del diritto del lavoro. Prima della “rivoluzione” di Gino, i rapporti tra datore di lavoro e lavoratori erano regolati esclusivamente dal contratto di diritto privato che veniva applicato solo agli iscritti ai sindacati stipulanti l’accordo, che per molti versi risentiva pesantemente della confusione e dell’assenza di regole ben definite sulla contrattazione.
Gino Giugni pagò pesantemente la sua elevata volontà riformista, la sua cultura e la sua grandiosa sensibilità verso un sistema sociale imperniato sulla massima condivisione possibile.
La sue giuste convinzioni gli hanno dato il coraggio e la forza di non arrendersi mai, nemmeno nei momenti più difficili e complessi. Ricordiamo che Gino fu bersaglio di un gravissimo attentato delle brigate rosse, a cui sopravvisse miracolosamente e che, alcuni anni dopo, una grave malattia invalidante lo costrinse ad allontanarsi dalla vita pubblica. La sua onestà intellettuale, la sua pacatezza e signorilità furono sempre i tratti distintivi anche del suo impegno politico, fu Ministro del Lavoro dall’aprile 1993 al maggio 1994, nell’allora Governo Ciampi.
A noi non resta che salutare Gino Giugni con poche parole: grazie per il grande contributo che hai saputo offrire non solo alle lavoratrici ed ai lavoratori ma anche e soprattutto al nostro Paese, contribuendo a creare le basi di un reale modello di tutele e di corrette relazioni industriali.