In questi giorni ci giungono continue segnalazioni circa le pressioni rivolte ai colleghi per completare le 30 ore annuali di formazione MIFID (rese disponibili solo dalla metà di luglio sulla piattaforma Profinanza), affinché adempiano a questa ennesima incombenza.
Il tema si ricollega alle difficoltà di fruizione della FAD che il Sindacato ha più volte denunciato al tavolo di trattativa e che l’azienda non ha compreso e, soprattutto, non ha provveduto a risolvere.
Forti carenze nell’organizzazione del lavoro, convulse strategie sulle politiche commerciali continuano a determinare carichi di lavoro dannosi ed improduttivi che ricadono su Lavoratrici e Lavoratori.
Le scelte aziendali sembrano essere condizionate da una sola preoccupazione: “vendere, vendere, vendere”. Una preoccupazione che dimostra che nulla si è imparato dal recente passato tanto da non cogliere neanche il senso di una normativa come MIFID che impone precisi obblighi formativi al fine di garantire l’acquisizione di quelle competenze necessarie a svolgere con professionalità le attività di consulenza finanziaria.
Affinché questa circostanza non si risolva nell’ennesima occasione di stress e di senso di inadeguatezza sofferti da parte delle lavoratrici e dei lavoratori di UBI, pensiamo sia utile qui fornire qualche informazione, ed esprimere alcune delle considerazioni che ne scaturiscono.
Lo scorso 25 luglio è stato sottoscritto nel Gruppo un accordo per la formazione finanziata con il quale l’azienda si è impegnata a introdurre, a partire dal 1° gennaio 2019, la possibilità di fruire parte della formazione in modalità smart working (quindi da altre sedi di lavoro o dal proprio domicilio, comunque sempre in orario di lavoro).
Ovviamente questa prospettiva non impedisce che già oggi nelle varie DT si possa prevedere che la FAD sia fruita presso un’altra sede (per esempio una filiale con postazioni in zone più riservate e nelle quali non si è “presi d’assalto” dai clienti, o la stessa DT).
Un corso di notevole durata e complessità non può e non deve essere svolto nei ritagli di tempo come qualche fantasioso Direttore Territoriale ha invece sostenuto, terrorizzato dall’idea che le persone non siano ai propri “posti di combattimento” per la rincorsa all’obiettivo (giornaliero? orario?) assegnato.
I tempi della formazione devono essere rispettati e non possono essere considerati come attività secondaria.
In UBI è stato stabilito che “la formazione inerente normative che prevedono responsabilità personali del dipendente debba prevedere appropriati moduli di docenza in aula” e che, in caso di finanziamento dei corsi da parte del fondo FBA, sia prevista la comunicazione delle sessioni per la partecipazione di rappresentanti sindacali (anche per evitare che siano occasione di indebite pressioni alla vendita). Due cose sistematicamente disattese dall’Azienda che dovrà provvedere al rispetto degli impegni presi.
La formazione è strumento strategico e deve essere interpretato come un vero investimento che, soprattutto in questa fase di rapidi cambiamenti, potrà contribuire ad accrescere la capacità competitiva di una Banca che vuole fare “banca per bene”.
Alla luce dei fatti esposti richiamiamo la banca alle proprie responsabilità (responsabilità che derivano anche dagli obblighi imposti dalla MIFID 2 e IVASS) intervenendo tempestivamente per assicurare adeguate soluzioni organizzative che consentano la necessaria, effettiva e proficua fruizione della formazione prevista, nei tempi indicati.
Invitiamo i colleghi a segnalarci le pressioni indebite che avessero come obiettivo una fruizione della formazione secondo modalità non corrette (che ne vanificherebbero la finalità) o dedicandovi spazi della propria vita privata.