Chi vorrebbe minare il rapporto di fiducia con la clientela, compie una scelta ipocrita e miope, oltreché lesiva della dignità dei lavoratori del Gruppo UBI.
In questi giorni vengono recapitate ai clienti comunicazioni che danno conto dell’aumento dei costi dei servizi resi (per carte, conti correnti, ecc.), e ne attribuiscono la quota più rilevante alla “Variazione legata all’incremento del costo del personale”.
Lo schema è, per esempio, il seguente, ed è accompagnato dalla “spiegazione” di cui riproduciamo un estratto:
Riteniamo che tale impostazione rappresenti un gravissimo attacco nei confronti dei lavoratori e dell’attività di contrattazione svolta dal sindacato.
La prima considerazione riguarda il punto di vista di chi (con un certo rammarico?) osserva che “la prestazione dei servizi resi alla clientela richiede l’apporto del fattore umano”.
Ribadiamo che il lavoratore non può essere considerato alla stregua di un mero fattore produttivo (di cui probabilmente si farebbe volentieri a meno), ma è una persona il cui rispetto è principio imprescindibile e fulcro di ogni attività commerciale.
Inoltre i dati contenuti nelle comunicazioni appaiono chiaramente e volutamente fuorvianti: nell’esempio sopra riportato (così come in altri in cui le spese passano da zero a 6-7 euro e i 2 terzi dell’aumento sono attribuiti al costo del lavoro) il messaggio (menzognero) che passa è quello di un aumento esponenziale dei livelli retributivi a vantaggio di una categoria che, come purtroppo sappiamo, nel sentire comune, continua a mantenere privilegi a danno della collettività.
A chi giova tutto questo?
A noi appare evidente come dietro a questa iniziativa non vi sia solo il tentativo di non assumersi la responsabilità di scelte commerciali e organizzative che non stanno producendo i ricavi attesi, ma il tentativo maldestro di addossarne l’onere ad altri (fatto già di per sé grave da parte di chi si atteggia a manager e come tale viene lautamente remunerato, altro che contratti collettivi!).
Ciò che noi individuiamo chiaramente è il tentativo di creare una frattura tra clienti e dipendenti, minando in maniera irresponsabile e pericolosa quella relazione personale basata sulla fiducia che negli anni ha permesso (e continua a permettere) il buon andamento del Gruppo UBI.
Nel corso della vertenza che aveva portato al rinnovo del CCNL, le controparti (aziende e ABI) sono state (amaramente per loro) colte di sorpresa dalla capacità di mobilitazione dei lavoratori bancari, i quali hanno fatto comprendere alla clientela come le rivendicazioni non avessero solo natura economica, ma che la richiesta principale (ad oggi purtroppo in gran parte inascoltata) fosse quella di un nuovo modo di fare banca. Quella vertenza si è quindi sviluppata non in un clima di contrapposizione dipendenti-clienti, ma nella comune consapevolezza che vi potevano essere obiettivi condivisi da perseguire nel comune interesse di stakeholders che sono in realtà dallo stesso lato della “barricata”.
Noi pensiamo che l’iniziativa adottata da UBI sia un tassello di una strategia più ampia che vuole rompere quel fronte, ma non ci lasceremo intimidire.
Invitiamo il Gruppo a sospendere questa modalità di comunicazione e ci aspettiamo che ci vengano forniti chiarimenti in assenza dei quali attiveremo tutti gli strumenti a nostra disposizione per tutelare le lavoratrici e i lavoratori.
Ora subito la verifica sui costi delle consulenze.
Vista l’attenzione alla voce “costi del personale” da oggi apriremo nel Gruppo UBI uno specifico focus finalizzato alla verifica puntuale dei costi per consulenze.
Siamo sicuri che sarà l’occasione per approfondire questa tematica sulla quale l’Azienda non ha mai voluto aprire un confronto serio.